“Gli accordi volontari non bastano più. All'Unione europea chiediamo provvedimenti che abbiamo valore di legge, quindi regolamenti e direttive, affinché la paga decente per lavoro uguale sia contenuta nel processo legislativo. È l'unico modo per vincolare le multinazionali e tutte le imprese della loro filiera. Altrimenti la vergogna di questo sfruttamento non si fermerà”. A dirlo è Fausto Durante, responsabile delle politiche europee e internazionali della Cgil, intervenendo ai microfoni di RadioArticolo1 (qui il podcast) per la Giornata mondiale del lavoro dignitoso, appuntamento istituito nel 2008 dalla Confederazione internazionale dei sindacati.

“Siamo costretti ogni anno a riaccendere i riflettori – osserva l'esponente della Cgil – perché i casi di sfruttamento, utilizzo irregolare della manodopera e anche di vero e proprio schiavismo continuano a esistere nel mondo. Anzi, i dati ci dicono che si tratta di fenomeni in aumento non solo nei paesi in via di sviluppo, ma anche in quelli industrializzati. Da un lato c'è un attacco di tipo ideologico ai diritti dei lavoratori in questa infinita crisi, dall'altro il tentativo di limitare la libertà e l'autonomia dei sindacati”.

Come corollario c'è il concreto peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro anche nelle zone più ricche. “Il primo esempio – sottolinea Durante – lo abbiamo proprio sotto i nostri occhi, in Italia, dove migranti giunti da paesi in guerra lavorano sotto il sole nei campi fino a dodici ore al giorno raccogliendo pomodori per 20-25 euro al giorno. Ma possiamo fare anche il caso degli edili che lavorano in Germania ma risultano assunti in Romania, quindi con salari ben più bassi. O quello di McDonald's che non assicura nella sua catena di appalti condizioni dignitose di salario e diritti. Non stiamo parlando dell'Africa nera o del Sudest asiatico".

Resta dunque la necessità di richiamare le imprese alla propria responsabilità. “Ogni anno – conclude il dirigente sindacale – si fanno dichiarazioni solenni sugli impegni e si aggiornano le linee guida dell'Ocse, ma lo sfruttamento intensivo continua a crescere in modo inaccettabile”.