Uno studio dell'Ires Cgil, ha definito l’area del “vero” disagio occupazionale che coinvolge ormai quasi 4 milioni e mezzo di persone. L’inattività è un fenomeno molto più diffuso nel nostro paese rispetto al resto dell’Europa, dentro al quale si trova una parte rilevante di esclusi dal mondo del lavoro non formalmente riconosciuti come disoccupati. Sarebbe altrimenti inspiegabile un tasso di disoccupazione nella media e un tasso di occupazione molto più basso di quello europeo.

“Le motivazioni dell’inattività sono molteplici – spiegano Raffaele Minelli, presidente dell'Ires e Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio - ma la forza lavoro potenziale rilevabile al suo interno è appunto di oltre 3 milioni di persone”.

Per definire l’area della vera sofferenza occupazionale l’Ires ha scelto di prendere a riferimento, oltre ai disoccupati, solo i cosiddetti “scoraggiati” disponibili a lavorare e i cassaintegrati. Si arriva così alla enorme cifra di 4 milioni e 392mila persone. Gli stessi aggregati nel secondo trimestre del 2007, cioè prima della grande crisi, assommano a 2 milioni e 475mila persone (l’aumento è del 77%).

"E’ una simulazione molto realistica e prudenziale della vera area di disagio occupazionale
e rappresenta l’immagine, purtroppo più vera e drammatica, di come la crisi ha colpito il lavoro - scrive in una nota la Cgil nazionale - A questi milioni di persone non si può dire che la prospettiva di essere travolti dalla crisi si è allontanata. E’ evidente che il lavoro è il principale fattore non affrontato dal Governo per uscire dalla crisi".