Si è svolto oggi (25 novembre) presso il ministero delle Politiche agricole l’ennesimo incontro della filiera lattiero-casearia. Lo rende noto la Flai Cgil in un comunicato.

“L’incontro non ha prodotto alcun risultato politico – riporta il sindacato -, dimostrando così che il governo non è ancora nelle condizioni di dare vita a quel patto di filiera in grado di rilanciare le produzioni presenti nel nostro paese e di mettere d’accordo tutti i soggetti che compongono il settore". Il patto di filiera avrebbe il compito di arginare la profonda crisi strutturale che si è abbattuta sul lattiero-caseario e che rischia di coinvolgere i circa 50.000 lavoratori che sono occupati tra le aziende di trasformazione e gli allevamenti.

Il settore sta scontando, infatti, il prevalere di interessi corporativi, la “guerra sull’etichetta” e il mancato accordo sul prezzo della materia prima. Di conseguenza molti stabilimenti stanno chiudendo, come nel caso di alcuni che fanno capo alla Granarolo e alla Coperlat. Altre aziende potrebbero, invece, definire a breve un piano di riorganizzazione sul latte fresco, come nel caso della Parmalat. In difficoltà sono anche le aziende della filiera del Parmigiano Reggiano, del Grana Padano e gli stessi allevatori.

“Il tavolo convocato oggi non ha portato ad alcun risultato – dichiara il segretario nazionale, Antonio Mattioli – perché il governo non vuole stroncare sul nascere la crisi del lattiero-caseario, prendendo ancora una volta i lavoratori per i fondelli, compiacendosi dei risultati ottenuti solo ed esclusivamente sull’etichettatura. Chi oggi si sta opponendo alla definizione di un patto di filiera – aggiunge – si sta assumendo una pesante responsabilità nei confronti di tutto il paese, restando inerme di fronte ad una crisi che massacrerà le produzioni, che si scaricherà sui lavoratori e che svilirà il ruolo del nostro paese all’interno di tutta la filiera internazionale del latte”.