Una città 'fantasma', 'abitata' sempre più da disoccupati e cassaintegrati, a forte rischio spopolamento. E dimenticata dalle istituzioni. E' un vero e proprio 'allarme rosso' per L'Aquila quello che lancia il segretario generale della locale Camera della Lavoro della Cgil, Umberto Trasatti, in un'intervista a LABITALIA, a due anni di distanza dal tragico sisma che il 6 aprile 2009 mise in ginocchio il capoluogo abruzzese. "Stiamo vivendo una situazione di grande difficoltà -racconta il dirigente sindacale- i dati sull'occupazione e sugli ammortizzatori sociali non sono migliorati rispetto ai mesi scorsi, ma piuttosto sono andati a peggiorare. Non sono arrivati da parte del governo gli interventi che era necessario approntare".

E che avrebbero potuto evitare, secondo il dirigente sindacale, il 'boom' della cassa integrazione che sta colpendo il territorio aquilano. "I dati dell'Inps sulla cassa integrazione per il 1° bimestre 2011 -spiega- dicono che, rispetto allo stesso bimestre 2010, quando la crisi si era già manifestata, nell'industria si registra un incremento del 482% della cassa ordinaria, del 2.480% per la cassa integrazione in deroga, in cui siamo passati dalle 46.000 ore nel 1° bimestre 2010 a oltre 1 milione e 200mila ore nel 1° bimestre nel 2011".

Cifre che per Trasatti "fanno paura, basti pensare che in Abruzzo nel 1° bimestre 2011 abbiamo avuto 4 milioni di ore di cassa integrazione, di cui un milione e 700mila ore solo in provincia dell'Aquila. A dicembre 2008, prima del terremoto, nel territorio provinciale avevamo registrato 85mila ore di cassa integrazione in un anno, a dicembre 2009 erano già cresciute del 736%, toccando quota 6 milioni e 250.000 ore".

Dati, quelli sulla cassa integrazione, che non vanno di pari passo con un timido 'ritorno' delle imprese che comincia a registrarsi nel territorio aquilano. "Nei primi mesi del 2011 ci si attendeva, visto l'incremento di aziende iscritte alla Camera di Commercio -sottolinea Trasatti- anche un incremento dell'occupazione e una diminuzione della cassa integrazione, e invece ci ritroviamo con dati esplosivi per quanto riguarda l'industria".

Una situazione 'esplosiva' quindi, che il sindacato ha più volte denunciato. "Ad agosto 2010 - ricorda il dirigente sindacale - avevamo presentato una piattaforma programmatica, condivisa da tutti e cioè parti datoriali, sindacati e istituzioni, in cui riassumevamo le condizioni minime di intervento necessarie per realizzare la ripresa economica. Una piattaforma che poi è stata aggiornata a novembre 2010, sulla base del peggioramento dei dati. Una piattaforma - continua - condivisa anche dal commissario straordinario per la ricostruzione, il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, che ci aveva detto che si sarebbe fatto portavoce delle richieste al governo, e invece fino ad ora non è avvenuto nulla".

Un pacchetto di proposte, quello presentato già nel 2010, che, se realizzato, avrebbe aiutato, secondo la Cgil, la ripresa economica. "Abbiamo chiesto di finanziare i contratti di programma sul territorio -spiega Trasatti- poi la deroga al Patto di stabilità per la Regione Abruzzo e per gli enti locali del 'cratere'. E ancora di modificare la 'Zona Franca Urbana' per L'Aquila, in modo tale da dare aiuti non solo alle nuove imprese ma anche alle attività esistenti prima del sisma, per non creare situazioni di 'concorrenza sleale'. E per questo intervento -aggiunge- abbiamo indicato anche le risorse che si potrebbero impiegare. Dato che spesso si dice che 'Per la ricostruzione ci sono tante risorse che non sono state impiegate', allora noi abbiamo proposto di investire il 20% di queste per far ripartire il lavoro e il tessuto produttivo".

Senza questi interventi L'Aquila "è una città a rischio concreto di spopolamento". Anche perchè, come spiega Trasatti, oltre all'industria, altre fonti di reddito messe in ginocchio dal sisma non si sono più riprese. "Prima del terremoto -ricorda- L'Aquila era una citta universitaria, c'erano 27.000 studenti, metà dei quali erano fuori sede, che contribuivano non poco al buon andamento del tessuto economico del territorio. Oggi ci sono 23.000 studenti metà dei quali sono pendolari 'per forza' perchè mancano gli alloggi universitari".

"Inoltre L'Aquila - spiega ancora Trasatti - essendo capoluogo di regione aveva tutta una serie di uffici della pubblica amministrazione che impiegavano personale. Con i tagli alla Pa della manovra del governo sono rimasti a casa tanti precari, e questo è avvenuto anche a L'Aquila perchè non ci sono state delle deroghe per le zone terremotate".

Per tutti questi motivi, secondo la Cgil, "la priorità oggi deve essere il lavoro, solo così si può dare la spinta decisiva alla ricostruzione. Le gestioni commissariali hanno fallito su tutti i fronti, sia quello della ricostruzione che della ripresa del tessuto produttivo. Il commissario aveva senso subito dopo il sisma, non dopo due anni, adesso serve una legge per la ricostruzione e i poteri devono tornare a essere ordinari e assegnati agli enti locali". E il sindacato un segnale l'ha dato lo scorso 19 febbraio quando è stata inaugurata la nuova sede della Camera del Lavoro: "Abbiamo dimostrato che con l'impegno e la volontà, e anche con la solidarietà della Cgil nazionale e delle altre organizzazioni del sindacato, è possibile -conclude Trasatti- fare le cose per bene, in modo innovativo e con costi accessibili".