Mario Monti e Sergio Marchionne sono uguali, “hanno in mente lo stesso modello di Stato e di società”. Lo ha detto Maurizio Landini, segretario generale della Fiom Cgil, che in un'intervista a Repubblica commenta la scelta del premier uscente di ricandidarsi, smentendo se stesso e dimostrado, dice Landini, di “non essere mai stato un tecnico, un neutro, un salvatore della Patria”, ma uno che porta avanti una precisa linea politica, “come è stata politica la decisione di andare a Melfi poche ore prima dell'annuncio ufficiale”.

Il modello di Monti e Marchionne, spiega Landini, prevede “la negazione della democrazia e della contrattazione. La volontà di non metter mano alle vere cause che hanno originato la crisi”. Se vince Monti secondo Landini “il modello Melfi diventa modello Paese”. Per uscire dalla crisi, aggiunge, “non s'investe, come dovrebbe essere, su lavoro e democrazia. L'Italia va a destra, arretra, aumentano le diseguaglianze e parte l'attacco alla Costituzione”. Il sindacalista invita poi il premier “ad andare anche a Termini Imerese o all'Irisbus per vedere cosa succede, prima di lodare le scelte della Fiat”.