E' una denuncia pesante quella che arriva dal Cipsi, il coordinamento di quarantadue associazioni di solidarietà e cooperazione internazionale: "La tragedia dei migranti eritrei si è consumata nella totale indifferenza della comunità internazionale, prima e dopo i disastrosi eventi: basti vedere i cadaveri non ripescati, il disprezzo totale della vita nel gioco al rimbalzo delle responsabilità tra i governi di Italia, Malta e Libia che negano ogni responsabilità su quanto accaduto. La legge del mare vuole che chi si trova in difficoltà venga soccorso".

A parlare è il presidente del Cipsi, Guido Barbera, che in un comunicato sottolinea come sia "davvero difficile credere che, nonostante la striscia di mare tra Lampedusa e la Libia sia costantemente monitorata, il barcone non sia stato avvistato. Nonostante le leggi razziali approvate dall'Italia - continua Barbera - le ondate di migranti non si arrestano, perché troppo forte è la disperazione che spinge tante persone a rischiare la vita e la libertà per scappare dalla miseria, dalla fame, dai conflitti e dalle continue violazioni dei propri diritti".

Inoltre, denuncia ancora il coordinamento delle 42 associazioni, "i Centri di Identificazione ed espulsione di tutta Italia sono sempre più vere 'carceri', vicini al collasso, come denunciato in questi giorni da diversi quotidiani nazionali".

"L’entrata in vigore della nuova legge sulla sicurezza - afferma ancora Guido Barbera - sta aggravando la situazione e aumentando la tensione. L’indifferenza rispetto alle tragedie del mare e la mancata assunzione di responsabilità da parte dei governi e della comunità internazionale ci spaventano e ci indignano. Ci auguriamo che su quest’ultimo tragico avvenimento la giustizia faccia il suo corso, che venga fatta luce sulla morte di tante persone, che vengano accertate le responsabilità dei governi ed identificati i responsabili delle omissioni di soccorso e dei tardivi interventi che se realizzati tempestivamente, avrebbero forse potuto salvare tante vite".

"Chiediamo ancora una volta al Governo italiano e all’Unione europea il rispetto dei diritti umani di tutti i cittadini e dei rifugiati, il diritto alla vita, alla libera circolazione, all’asilo politico", conclude il presidente del Cipsi.