"Il balzo in avanti nel rapporto scuola lavoro, preannunciato dalla Buona Scuola, rischia di trasformarsi in un salto nel vuoto. Lo si capisce, leggendo la guida operativa per le scuole emanata oggi dal ministero, in cui, dopo una lettura di novantaquattro pagine, dirigenti e insegnanti non troveranno risposta alla domanda principale che si stanno ponendo: come garantire agli studenti, obbligati all'alternanza, di non trovarsi in aziende incapaci di realizzare un percorso formativo qualificato?" Così Gianna Fracassi, segretaria confederale della Cgil.

"La legge 107 – spiega la dirigente sindacale –, infatti, rende obbligatorio per tutti gli studenti dell'ultimo triennio della secondaria superiore un consistente monte ore di attività di alternanza, ma le scuole dovranno interagire, nella maggior parte dei casi, con imprese disinteressate alla formazione, impreparate o preoccupate soprattutto di utilizzare gli studenti come manodopera gratuita. Dovranno rivolgersi a posti di lavoro, le cui capacità formative non sono state accreditate, e gli insegnanti dovranno collaborare con tutor aziendali, per i quali non solo non sono richieste, ma non sono nemmeno state definite le competenze necessarie a coprogettare e cogestire una quota rilevante del percorso d'istruzione".

"Il Governo, dopo aver introdotto l'obbligo per legge – prosegue la segretaria confederale –, non si è preoccupato di fare ciò che hanno fatto tutti i Paesi europei, dove il rapporto scuola lavoro funziona: coinvolgere le parti sociali per promuovere la capacità formativa delle imprese italiane, notoriamente al di sotto della media europea per le attività formative e per la presenza di personale con alte qualificazioni".

L'esponente Cgil sostiene che "l'esecutivo persegue la via bassa al rapporto scuola lavoro anche con un decreto attuativo del Jobs Act sull'apprendistato e con una sperimentazione del Ministero del Lavoro, dalla cui elaborazione è stato escluso persino il Ministero dell'Istruzione". "Abrogate le norme che avevano dato origine alle buone pratiche frutto degli accordi sindacali all'Enel e alla Ducati Lamborghini - spiega - l'apprendistato duale introdotto dal Dlgs 81/2015 è utilizzato dalla sperimentazione del Ministero del Lavoro per canalizzare precocemente i quattordicenni in percorsi di istruzione e formazione professionale regionale, alternativi alla scuola e con percorsi formativi realizzati, per almeno metà dell'orario complessivo, in imprese la cui capacità formativa non è accreditata".

"Stupisce il via libera dato dalla Conferenza Stato-Regioni al decreto sugli standard formativi dell'apprendistato finalizzato al conseguimento di titoli di studio – continua la segretaria confederale –: il Governo, su pressione delle organizzazioni datoriali, interessate ai consistenti incentivi economici previsti, ha via via ridotto i requisiti richiesti ai datori di lavoro, per poter assumere studenti-apprendisti. Non solo, non sono nemmeno definite le competenze educative e professionali dei tutor aziendali, ma nemmeno sono richieste esperienze precedenti in campo formativo o dell'alternanza scuola lavoro".

"In tale quadro – spiega ancora Fracassi –, le classi terze delle scuole secondarie superiori, che partiranno già in questo anno scolastico con l'obbligo di alternanza, avranno serie difficoltà a individuare le imprese con un'adeguata capacità formativa. Non ci sono scorciatoie nel rapporto scuola lavoro, si devono creare le condizioni per la diffusione delle buone pratiche, oggi ancora molto limitate. Servono accordi sindacali, patti territoriali, coinvolgimento attivo delle parti sociali. La via obbligata è il dialogo sociale, una strada incompatibile la politica antisindacale del Governo".