Serena Sorrentino, segretaria confederale della Cgil, ha concluso i lavori dell'iniziativa, a cura della fondazione 'Luoghi comuni' della Fp, 'La sfida dei lavoratori pubblici contro la corruzione', che si è tenuta oggi a Roma (presso il Centro congressi Frentani).

"Negli anni, la lotta alla corruzione ha avuto una doppia ambivalenza – ha iniziato la dirigente sindacale – con i governi di centro-destra che erano arrivati a sostenere addirittura che un 30% di corruzione era funzionale alla crescita del Paese. Di sicuro, c'è che leggi, come la depenalizzazione del falso in bilancio, hanno certamente favorito il diffondersi dell'illegalità. Successivamente, lo scoppio della crisi, unito alle mancate politiche di contrasto all'illegalità, ha favorito corruttela ed evasione di ogni tipo. Tanto che Il sistema della corruzione è diventato un fattore indispensabile per tutte quelle imprese che in un sistema normale non riuscivano più a stare sul mercato. Nella pubblica amministrazione la corruzione ha prodotto un danno di circa il 25% sul fatturato sulle imprese grandi e fino al 40% sul fatturato di quelle medio-piccole".

"Oggi più che mai – ha proseguito l'esponente Cgil –, c'è bisogno di misure efficaci e di piani anticorruzione nel sistema pubblico. Il modello italiano di contrasto alla corruzione è basato principalmente su piani anticorruzione, e piani d'integrità. Come sindacato, abbiamo chiesto una normazione più stringente in tema di corruzione ai vari governi che si sono succeduti. Una pianificazione integrata di contrasto ai fenomeni d'illegalità è diventata ormai indispensabile. Nella nostra campagna nazionale contro l'illegalità abbiamo focalizzato la nostra attenzione in particolare sugli appalti, dove avvengono le maggiori degenerazioni. Sul nostro territorio esistono troppe stazioni appaltanti e infiniti centri di costo. Nel settore, sono state isttiuzionalizzate le white list presso le prefetture, ma noi chiediamo anche le black list a monte. È difficile contrastare il massimo ribasso se non s'interviene sulle varianti in corso d'opera, perchè è proprio lì che scattano i fenomeni di corruttela. Così come ci battiamo per la costituzione di un'autorità unica che assommi tutti i poteri contro la corruzione".

"L'ultimo capitolo della nostra piattaforma contro l'illegalità riguarda la corruzione, fenomeno anch'esso degenerato negli ultimi anni, con l'aggravarsi della crisi. Noi ci battiamo per la tracciabilità dei pagamenti e l'incentivazione della moneta elettronica, ma su questo il Governo Renzi va esattamente in senso contrario. La lotta alla corruzione si basa anche sul recupero dei capitali sottratti allo Stato. Noi ci battiamo anche per la creazione di un movimento anti-corruzione. Oggi si parla di semplificazione delle norme contro l'iperregolamentazione esistente che, al contrario, secondo alcuni, aumenterebbe la corruzione. In realtà, se vogliamo fa funzionare i piani anticorruzione, dobbiamo innanzitutto agire attraverso il doppio canale della prevenzione e della repressione, altrimenti le norme sono inutili. Abbiamo bisogno di costruire, anche attraverso la contrattazione, degli strumenti che sconfiggano l'illegalità, che non possono essere avulsi dalla programmazione territoriale della Pa da parte di regioni, province e comuni con specifici piani anticorruzione", ha aggiunto ancora la sindacalista. 

"Appronfondite ricerche dimostrano che la corruzione è più forte laddove le amministrazioni pubbliche sono più deboli e meno indipendenti, ma, sotto tale profilo, il Ddl di riforma Madia va proprio nella direzione opposta. Per quanto ci riguarda, la contrattazione può senz'altro aiutare nella lotta all'illegalità. Qualificati studi internazionali sul rapporto tra lavoro e legalità altresì dimostrano che più è debole la retribuzione dei lavoratori pubblici, più è elevato il rischio della corruzione: reddito e indice della corruzione, dunque, sono strettamente collegati. Nello stesso tempo, più è alto il tasso di sindacalizzazione, più i fenomeni di penetrazione di economia illegale sono scarsi. Questi dati devono farci riflettere. Ancora, sotto il profilo della formazione, più gli operatori sono qualificati e meno esiste incidentalità nei comportamenti irregolari diffusi. I lavoratori più a rischio sono i dipendenti delle società partecipate. Se si vuole davvero riformare la Pa e tutto il sistema economico creando i relativi anticorpi all'illegalità, è necessario muoversi, partendo dalla serie di dati che ho elencato", ha concluso Sorrentino.