“Il referendum lo faremo, ma vogliamo farlo vincendolo 2-0: un primo punto per il quorum, un secondo per la vittoria dei due . E quindi, se abbiamo voluto la bicicletta, ora ci aspetta una bella pedalata”. È un impegno lavoratore per lavoratore, delegato per delegato, azienda per azienda, quello che chiede il segretario confederale della Cgil Franco Martini nel chiudere all'Unipol auditorium di Bologna l'attivo dei delegati e delle delegate. Un appuntamento fissato per rilanciare, da sotto le due Torri, la battaglia referendaria per abolire i voucher ed introdurre la responsabilità solidale negli appalti. Da giorni, il sindacato di corso Italia è in attesa della fissazione di una data certa per il voto da parte del governo Gentiloni. Ma le sorti del referendum, rilancia Martini a proposito del dibattito interno in casa Pd, “non possono essere condizionate dall'evoluzione del quadro politico”. A chi, poi, “ci dice che vorremmo accorpare i referendum alle elezioni amministrative solo per raggiungere il quorum rispondiamo: non è un favore alla Cgil, ma agli italiani per risparmiare”.

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Intanto, il sindacato affila le armi puntando su assemblee e incontri locali, sul coinvolgimento di personaggi dello spettacolo e di associazioni del territorio: “Abbiamo chiesto aiuto anche ad Auser” e ai suoi tremila volontari, annuncia il segretario della Camera del lavoro metropolitana di Bologna Maurizio Lunghi. Mentre resta da capire cosa faranno tutti i soggetti che hanno preso parte alla campagna per il no al referendum costituzionale. Da questo punto di vista, prosegue Lunghi, “mi interessa che si pongano innanzi tutto il tema della partecipazione al voto su una questione come quello del lavoro”. Perché è proprio quello di aver riportato il lavoro, e i diritti sul lavoro, al centro del dibattito politico grazie ai quesiti e alla proposta di legge sulla Carta dei diritti, il primo merito che la Cgil rivendica. Anche a Bologna, per il numero uno di via Marconi, la situazione in tema di occupazione e precariato, è tutt’altro che rosea: "Sono aumentate le disuguaglianze, la disoccupazione e la povertà. Ci sono 90 mila disoccupati in provincia, oltre 30 mila sopra i 45 anni. Ed è cresciuta la disoccupazione strutturale di lunga durata". Dunque, ironizza il numero uno della Cgil di Bologna, "è un bene che molti esponenti del Pd oggi si accorgano che fu un errore votare il Jobs Act".

Sul palco sfilano i tanti volti del lavoro bolognese, protagonisti delle vertenze più recenti. Il primo intervento è di un lavoratore in appalto in Fiera. Camillo, pagato a voucher, racconta di turni estenuanti per 5 euro all'ora. “Più una prova di forza, che un lavoro”. Poi è la volta di Salvatore, educatore nelle coop sociali, che ricorda come non sia affatto scontato “avere uno stipendio, anche nei mesi estivi”. Elisa, delegata in un'azienda della logistica all'Interporto, parla della vertenza dei lavoratori in appalto per la consegna dei mobili Mondo Convenienza, una lotta per i diritti che da Bologna ora si è allargata a molte città del nord. Mentre Luca racconta di come si può “affrontare la giungla dei subappalti, e come estendere un modello di collaborazione fra lavoratori di vari settori” partendo dall'esperienza in Lamborghini. Infine, Mario: insieme ai colleghi di Segafredo, nelle settimane scorse è stato protagonista della lotta per la reintegra del collega licenziato all'improvviso causa esternalizzazione del servizio. “La lotta paga, e paga anche comunicarla tramite tutti i canali che abbiamo a disposizione, compresa la rete. Ricordiamocene ora che dobbiamo portare tante persone a votare i nostri referendum”. In questo contesto, chiosa Lunghi, “c'è un soggetto nel nostro Paese che si fa carico di chi sta peggio, e lavora con coerenza per chi lavora, per i migranti, per gli ultimi. Quel soggetto siamo noi, la Cgil”.