Una fabbrica che chiude, una lotta che inizia. La Jabil di Cassina de' Pecchi (Milano) è vittima della crisi, ma anche di una dubbia politica industriale che mette a rischio 325 posti di lavoro. Ed è il simbolo di una grande protesta, l'ostinata resistenza degli operai che dal 16 luglio 2011 sono in presidio a difesa del posto di lavoro.

Oggi questa esperienza viene raccontata in Km 158. Jabil, la fabbrica dimenticata, un libro di Alessandro Braga pubblicato da Round Robin Editrice (pp 114, euro 12,00). Il volume fa parte della nuova collana Scialuppe, una serie di inchieste che è l'ultima scommessa dell'editore romano.

In formato snello e tascabile l'autore, giornalista di Radio Popolare, ci offre il suo reportage. L'azienda, che si trova al chilometro 158 della strada padana superiore, produceva componenti per conto di Nokia. Dopo una travagliata vicenda industriale, la multinazionale americana decide di trasferire la produzione in Ungheria, per alzare il profitto e abbassare il costo del lavoro. I 325 dipendenti vengono messi in cassa integrazione, poi licenziati via fax. Comincia la battaglia.

Dopo l'introduzione sul polo dell'hi-tech italiano, Braga riporta la reazione alla chiusura: "Trovare lavoro per noi che abbiamo un'età media al di sopra dei quaranta anni è praticamente impossibile (...),. Non abbiamo altre possibilità, dobbiamo fare in modo che questa fabbrica riapra i battenti".

La voce è quella degli operai che raccontano la lotta. Compreso l'episodio del 27 luglio 2012, quando la polizia interviene all'alba per rimuovere il presidio permanente. In un clima di tensione le forze dell'ordine fanno marcia indietro, i lavoratori non si arrendono al grido di "De chi pasa no!" (da qui non si passa): "L'abbraccio al presidio tra gli operai in lotta e i loro compagni appena scesi dal tetto è l'immagine più bella di questa giornata".

Poi parlano le donne, con le testimonianze di Anna Lisa e Cinzia, perché la lotta della Jabil è segnata da una forte componente femminile. Infine, l'autore si sofferma sulle altre Jabil d'Italia, le fabbriche piegate dalla crisi, e nel capitolo successivo ("Qualcuno ce l'ha fatta") sui casi di vittoria dei lavoratori, come alla Innse di Milano e alla Maflow di Trezzano sul Naviglio. La storia della Jabil deve ancora concludersi ("Speriamo con il lieto fine!"), ma già così è un caso esemplare: "Un piccolo centro di resistenza periferico contro l'imperialismo neocapitalista".
 
(Km 158. Jabil, la fabbrica dimenticata - Alessandro Braga - Round Robin Editrice - pagine 114 - euro 12)