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Nel 2014 le persone senza lavoro in Italia hanno sfiorato i 7 milioni. L’ultimo rapporto annuale dell’Istat fotografa un’Italia ancora schiacciata da una crisi occupazionale senza precedenti. Con 3,2 milioni di disoccupati (+5,5% rispetto al 2013) e quasi tre milioni e mezzo di forze lavoro potenziali (+8,9%), la questione lavoro emerge in tutta la sua drammaticità.
La crisi – spiega l’Istat - ha trasformato la disoccupazione in una 'trappola' da cui è difficile uscire: in Italia, dati aggiornati sempre al 2014, chi è “alla ricerca di un'occupazione lo è in media da 24,6 mesi”, cioè da oltre due anni, e “da 34 mesi se ricerca il primo impiego”. E l’istituto sottolinea l’aumento della durata media della disoccupazione: 2,3 mesi in più rispetto al 2013 (quasi tre mesi per chi cerca la prima occupazione). Tanto che, sottolinea sempre l'Istat nel Rapporto annuale, l'incidenza dei disoccupati di lunga durata sul totale supera il 60%.
Insomma trovare un posto appare impresa di non poco conto, ecco che in tanti ci rinunciano, almeno stando ai dati sul 2014, con l'Istat che conta oltre due milioni di scoraggiati tra il totale degli inattivi (15-64anni).
L'unica forma di lavoro che continua invece a crescere quasi ininterrottamente dall'inizio della crisi è il part time che raggiunge 4 milioni di lavoratori nel 2014 (il 18% del totale e 784mila in più che nel 2008). Ma il dato non deve trarre in inganno, non si tratta infatti di una libera scelta: nel 63,3% dei casi è part time involontario, un livello molto superiore alla media Ue (24,4%).
Una situazione destinata a cambiare visto il ritorno in terreno positivo del Pil? Per adesso no, risponde il presidente dell’Isat Giorgio Alleva: “Il lavoro arriva dopo”, spiega, e probabilmente “bisognerà aspettare l'inizio del 2016 per capire quale siano gli effetti della crescita sull'occupazione.
A esprimere dubbi sulla ripresa e forti preoccupazione per i livelli di disoccupazione in essere è invece il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso: “La ripresa non ha un fondamento strutturale di risoluzione del problema vero del Paese, che si chiama disoccupazione”, afferma. E alla domanda se la ripresa sia solo per pochi Camusso risponde: "Basta guardare ai tassi di disoccupazione, è la preoccupazione che noi continuiamo a manifestare di fronte all'ottimismo che sentiamo".