Rispetto e lavoro vero per i precari della giustizia. Queste le rivendicazioni con le quali la Funzione pubblica Cgil scende in piazza oggi (mercoledì 28 giugno) a difesa dei tirocinanti della giustizia. Il presidio si tiene a Roma, nei pressi del ministero della Giustizia (in largo Benedetto Cairoli), a partire dalle ore 11.

Sono più di 2 mila le lavoratrici e i lavoratori (ex cassaintegrati, lavoratori in mobilità e disoccupati) che da sette anni svolgono il tirocinio formativo presso il ministero guidato da Andrea Orlando in attesa di una contrattualizzazione. Lavoratori a tutti gli effetti che, secondo la Fp Cgil, svolgono “il proprio lavoro sotto una formula, quella del tirocinio formativo, utilizzata in modo improprio, che cela in realtà vere e proprie forme di lavoro subordinato. Lavoratori impegnati a colmare le oltre 9 mila carenze di organico del comparto, garantendo così la prosecuzione delle attività, ma con una retribuzione al di sotto della soglia di sussistenza”.

Un esercito di precari impegnati in attività “che, se venissero a mancare, comprometterebbero ulteriormente la già critica condizione della giustizia in Italia”. La categoria dei lavoratori dei servizi pubblici della Cgil chiede dunque che, per questi #PrecariGiustizia, si eviti “la riproposizione dell'ennesima proroga dei tirocini, ricercando invece, su scala nazionale e regionale, soluzioni più eque e dignitose per l'intero bacino”.

Rosario Schettini, milanese, tirocinante dal 2011, ci racconta la sua esperienza. "Ho aderito al progetto dei tirocini formativi dopo che l'azienda per cui lavoravo ha chiuso. Speravo nella possibilità di un lavoro stabile presso il ministero della Giustizia. Ma, proroga dopo proroga, sono arrivato al punto di aver terminato il mio ammortizzatore sociale". Rosario rimprovera il ministero "di averci fatto passare sei-sette anni di vita in un limbo. Subire un'ingiustizia all'interno del palazzo di giustizia è un paradosso. Abbiamo creduto in un sogno, ci siamo detti 'stringiamo i denti e poi avremo un inserimento'. Che non è mai arrivato".

Emiliano Viti, romano, svolge il tirocinio formativo dal 2010. "La mia presenza e quella dei miei colleghi andava a coprire la mancanza di organico, ormai cronica. I risultati erano ottimi e così sono cominciate le proroghe. La cosa è andata avanti e per noi lavoratori la prospettiva di una stabilizzazione era sempre più lontana". Emiliano mostra la sua preoccupazione: "In passato integravamo l'ammortizzatore sociale con la paga dei tirocini e tutto sommato si poteva fare. Venendo meno l'ammortizzatore ora diventa tutto molto più complicato, per non dire impossibile. Sono sette, otto anni che siamo precari. Mi sento come un criceto dentro una ruota, che gira, gira, gira, e rimane al punto di partenza”.

(con la collaborazione di Martina Bortolotti)