Dal 2008 le condizioni dei mercati del lavoro nell'area dell'euro sono "peggiorate drasticamente", con un netto incremento del tasso di disoccupazione, che nel luglio del 2012 ha raggiunto l'11,3%: 4 punti percentuali in più rispetto al primo trimestre del 2008 quando si attestava al 7,3%, il livello minimo dall'introduzione dell'euro. A conti fatti, si sono paersi 4 milioni di posti di lavoro.

E' quanto emerge dal bollettino mensile della Bce che ha dedicato un articolo sulla crisi e i mercati del lavoro nell'area dell'euro. Un elemento cruciale della crisi, rileva la Bce, sono le diversità molto marcate tra i singoli paesi dell'area dell'euro, considerando che le perdite occupazionali accumulate dal massimo al minimo sono comprese tra il -16 e il 0,4%. Ad esempio il numero di posti di lavoro e' sceso di meno dell'1% in Belgio, Germania e Lussemburgo, nonostante la flessione del pil in questi paesi sia stata in linea con la media dell'area dell'euro. Per contro, osserva l'Istituto di Francoforte, il numero di posti di lavoro e' diminuito di oltre il 15% in Estonia e Irlanda e di oltre il 10% in Grecia e Spagna.

La riduzione dei posti di lavoro nell'area dell'euro, sottolinea ancora la Bce, "ha interessato prevalentemente i settori manifatturiero e delle costruzioni". L'adeguamento dell'occupazione nelle costruzioni e' stato particolarmente significativo in Estonia, Irlanda e Spagna, riflettendo in parte una correzione del precedente boom degli immobili residenziali.

Anche a causa del forte calo occupazionale nei settori manifatturiero e delle costruzioni, "i lavoratori più giovani e quelli meno qualificati hanno risentito maggiormente della crisi, in particolare questi ultimi". I lavoratori più giovani, sottolinea la Bce, "sono stati particolarmente colpiti dalla crisi. Va notato, per contro, che durante la crisi i livelli occupazionali dei lavoratori più anziani (55-64 anni) sono chiaramente aumentati. Questo miglioramento delle condizioni nel mercato del lavoro per i più anziani potrebbe essere il risultato delle numerose riforme adottate recentemente in diversi paesi, in particolare quelle pensionistiche che mirano a favorire la permanenza dei lavoratori più anziani nel mondo del lavoro".

Chi non trova lavoro, tra l'altro, lo cerca molto a lungo. Nel secondo trimestre del 2010 la disoccupazione di lunga durata nell'area dell'euro ha raggiunto il 67,3% della disoccupazione totale, con un aumento di 7 punti percentuali rispetto al primo trimestre del 2008. E' quanto si legge nel bollettino mensile della Bce nel quale si precisa che e' con il protrarsi della crisi e delle difficoltà a trovare un lavoro che il numero di disoccupati di lunga durata ha iniziato ad aumentare all'inizio del 2009.

Anche per chi un lavoro ce l'ha, però, la situazione non è rosea. La Banca centrale europea torna a spronare i governi a riforme strutturali sul mercato del lavoro volte anche a favorire maggiore "flessibilità salariale". Perché "nonostante la gravità della recessione, l'adeguamento salariale nei paesi dell'area euro è stato relativamente limitato", secondo l'istituzione di Francoforte.