L’Europa deve tutelare il proprio modello sociale e reagire compatta alle imposizioni dell’amministrazione Trump, che nel pieno della sua crociata suprematista vorrebbe che le imprese europee – così come Harvard – cancellassero i programmi di diversity, equity e inclusion.

Ester Lynch, segretaria generale della Confederazione europea dei sindacati, ha colto l’occasione della conferenza finale del progetto Tuad contro le discriminazioni dei sindacati europei, che si è tenuta a Berlino, per lanciare un messaggio chiaro alla Commissione europea: le richieste di Trump sono illecite e la Ces non starà a guardare mentre un altro paese cerca di annullare i diritti di civiltà conquistati in Europa grazie al dialogo sociale.

Nelle scorse settimane l’amministrazione Trump ha inviato alle principali imprese europee una nota con la quale si chiede di adeguarsi all’ordine esecutivo di Trump e abbandonare tutti i programmi Dei (diversity, equity, inclusion), pena la rescissione dei contratti. Una pressione che ha subito avuto effetti anche sulle dinamiche politiche europee.

Come emerso dai confronti tra i sindacati dei diversi paesi europei durante la conferenza di Berlino, immediatamente le lobby delle imprese hanno colto la palla al balzo e hanno chiesto alla Commissione europea di ritrattare le direttive su diritti e parità.

“La Commissione – ha detto Ester Lynch – dovrebbe chiedere formalmente all'amministrazione degli Stati Uniti di ritirare la sua lettera contro i programmi Dei e garantire che le imprese europee e le parti sociali possano continuare ad attuare politiche per i diritti e l’uguaglianza e contratti collettivi liberi da interferenze politiche straniere”.

Come emerso dai lavori conclusivi del progetto TuadTrade Unions Against Discrimination, nel corso degli ultimi anni, alimentati dai discorsi razzisti e suprematisti delle destre, in Europa le discriminazioni e le aggressioni ai diversi, alle donne, agli omosessuali, alle persone trans, ai disabili, hanno subito un’impennata, dentro e fuori dai luoghi di lavoro.

Una regressione culturale avverso la quale i sindacati europei stanno lavorando nei confronti istituzionali, con le parti datoriali, nell’impegno con la società civile.

Esmeralda Rizzi, Area politiche di genere Cgil
Monica Ceremigna, Area politiche europee e internazionali Cgil