Dover mantenere una famiglia in patria con le proprie rimesse non è una ragione sufficiente ad autorizzare l'immigrato irregolare a ignorare il decreto di espulsione. Lo ha stabilito la corte di Cassazione censurando il magistrato del tribunale di Bergamo per il quale invece dire "tengo famiglia" un buon motivo per continuare a restare in Italia.

Il magistrato lombardo aveva sottolineato
nella sentenza che l'immigrato colpito da provvedimento di espulsione non ottemperato "non aveva precedenti penali e non si era potuto allontanare dall'Italia per la necessità di contribuire al sostentamento dei familiari indigenti che sono nella sua patria d'origine".

Ma la Cassazione non ha condiviso: 'la necessità di provvedere economicamente a se stessi e alla propria famiglia nella patria lontana - scrive la Corte - integra certo un motivo socialmente ed umanamente apprezzabile, ma non pu giustificare l'inadempimento all'ordine impartito dalla Pubblica amministrazione".