“Oggi gli stranieri costituiscono il 7,5% della popolazione (un aumento record del 353% nell'ultimo decennio), sono titolari di 281 mila imprese individuali, lavorano nell'agricoltura (32,3%), nell'edilizia (27,9%), nell'industria (20,8%), nei servizi (16,1%) e nel 73% dei casi sono assunti con contratti permanenti (contro il 64% degli italiani)”. Lo scrive La Stampa citando il Rapporto annuale sul mercato del lavoro degli immigrati, presentato ieri a Roma dal ministro del Welfare Elsa Fornero e dal sottosegretario Maria Cecilia Guerra. “Non solo gli immigrati contribuiscono allo svecchiamento (gli stranieri over 65 sono il 2,3% contro il 20,3% degli italiani) ma impattano fortemente sul mercato del lavoro. Tra i dati più evidenziati c'è l’aumento della stabilità (il 36% dei nuovi ingressi è legato a ricongiungimenti familiari mentre il 46% degli extracomunitari dispone di un permesso a tempo indeterminato), la femminilizzazione dell'occupazione (fino a pochi anni fa ad essere impiegate erano 80 donne ogni 100 uomini, oggi il rapporto è di 105 a 100) e la presenza regolare sul mercato del lavoro (in particolare al nord con il 16,6% delle assunzioni e al Centro con 1'11,2%, contro il Sud con il 4,7%)".

"‘Un aspetto nuovo e tutto italiano del fenomeno migratorio è l'aumento simultaneo dell'occupazione e della disoccupazione’ sottolinea Natale Forlani, autore del rapporto. Se è vero che a fronte di un calo dell'occupazione italiana (-0,4% nel 2011) quella straniera è cresciuta del 6,1% tra i comunitari e del 9,2% tra gli extracomunitari, è altrettanto vero che i tassi di disoccupazione degli immigrati sono 4 punti percentuali superiori agli italiani in virtù dell’aumento esponenziale della popolazione attiva (le seconde generazioni nate o cresciute nel nostro paese sono circa un milione di persone). Certo, gli stranieri guadagnano mediamente meno (55,9% under 1.000 euro contro il 27% degli italiani), ma sta crescendo la domanda di lavoro qualificato”.