Un piano lacrime e sangue che non passa certo inosservato. È quello presentato oggi (6 ottobre) dalla cordata Am InvestCo per mettere in moto il rilancio del gruppo Ilva, e che la Fiom ha subito definito segno di “inaffidabilità e arroganza”.

Sono infatti solo 9.930 i dipendenti dell'Ilva che la cordata intende impiegare per il rilancio del gruppo siderurgico. La cifra è indicata in una lettera (leggi il pdf) che la nuova proprietà ha inviato ai sindacati in vista dell'incontro di lunedì prossimo (9 ottobre) al Mise. Questo significa che gli esuberi saranno 4.000 circa. "Le suddette allocazioni - si  legge nel testo - sono soggetti a leggeri aggiustamenti tenendo fermo il numero complessivo di 10.000 lavoratori".

Nel dettaglio, 7.600 sarebbero i lavoratori impiegati a Taranto, 900 a Genova, 700 a Novi ligure, 160 a Milano, 240 in altri siti. Per un totale di 9.600 addetti. Quanto alle controllate sono previsti 160 dipendenti in forze AIsm, 35 a Ilvaform, 90 Taranto Energia. Inoltre sono previsti 45 dirigenti in funzione. A questi numeri si aggiungono i dipendenti francesi delle società Socova, Tillet che rientrano nel perimetro del gruppo. Gli esuberi, come assicurato dal governo, saranno impiegati nelle attività di ambientalizzazione del sito di Taranto gestito dall'Amministrazione Straordinaria.

I lavoratori che resteranno, però, saranno assunti "ex novo" da Am InvestCo senza tener conto del “trattamento economico e all'anzianità". In altre  parole i nuovi contratti rientreranno nell'alveo del Jobs Act, con la perdita delle garanzie dell'art. 18. 

Non si è fatta attendere la reazione del sindacato. “Quanto acquisito la scorsa settimana dalla riunione di Parigi di IndustriAll global union riguardo la totale inaffidabilità, arroganza e non rispetto degli impegni assunti da parte della multinazionale Arcelor Mittal viene confermato dalla comunicazione di oggi”, affermano Francesca Re David, segretaria generale Fiom e Rosario Rappa, responsabile siderurgia dei metalmeccanici Cgil.

“Gli assunti – continuano -, dovranno rinunciare all'anzianità di servizio e all'integrativo aziendale e avranno un taglio salariale consistente e inaccettabile. Inoltre, l'azienda arriva ad ipotizzare anche l'assunzione in aziende esternalizzate controllate”. 

Se questo è l'atteggiamento di Mittal nei confronti dei lavoratori diretti, il rischio per la Fiom è “il massacro sociale dei lavoratori dell'indotto”. Per il sindacato, quindi, “non ci sono le condizioni per aprire un tavolo negoziale. L'unica risposta possibile a tale provocazione è una forte azione conflittuale di tutte le lavoratrici e i lavoratori. Lunedì prossimo ci presenteremo all'incontro convocato al ministero dello Sviluppo economico unicamente per conoscere cosa vorrà fare il governo di fronte a questa inaccettabile posizione”.

La Fiom di Genova, tra l'altro, sempre per il 9 ottobre, ha già annunciato che “bloccherà la città per tutto il giorno”. Alle 5 del mattino si terrà l'assemblea davanti ai cancelli della fabbrica, poi un corteo sfilerà fino al centro città e “non si escludono gravi disagi al traffico”.