Cresce a Taranto la protesta nell’indotto di Ilva. Dopo la manifestazione di lunedì a Roma, organizzata da Confindustria, martedì 20 gennaio a manifestare sono stati i lavoratori dell'indotto dell'Ilva che lamentano il ritardo nel pagamento delle retribuzioni e temono l'esclusione dalle commesse. Gli operai – riporta l’agenzia Ansa - hanno tenuto un sit-in davanti alla portineria imprese dello stabilimento di Taranto. Per il momento i lavoratori hanno deciso di non bloccare il passaggio dei mezzi, ma la protesta salirà di livello se non otterranno rassicurazioni.

“Proponiamo un emendamento con cui chiederemo l'utilizzo di clausole sociali di garanzie per tutte le imprese che verranno coinvolte dall'Ilva in versione amministrazione straordinaria”. Questa la posizione della Cgil di Taranto, riportata dall'Ansa, espressa dal segretario generale Giuseppe Massafra, che martedì mattina ha incontrato i lavoratori davanti ai cancelli della portineria appalti dello stabilimento siderurgico.

“Tremila lavoratori dell'indotto - ha detto Massafra - non trovano riconoscimento e attenzione in un decreto, quello della vigilia di Natale, che avrebbe dovuto affrontare il tema della crisi del più grande apparato siderurgico italiano”. Secondo Massafra il decreto per Taranto deve guardare anche “alla prospettiva e al futuro. Questa è una vicenda che coinvolge il destino di migliaia di lavoratori della nostra provincia, che non possono correre il rischio non solo di perdere le mensilità mai erogate, ma anche la speranza di poter continuare a lavorare qui”.

Il segretario della Cgil critica inoltre la “dichiarazione della messa in libertà dei tremila lavoratori dell'indotto” da parte delle imprese, annunciata da Confindustria. “E' un atto - conclude - che giudico irresponsabile e in grado di creare ulteriori e dannose lacerazioni, in un territorio che non sente assolutamente la mancanza di asti, disperazioni, divisioni e frammentarietà. In questa partita importante per il futuro di migliaia di persone della nostra terra, nessuno utilizzi la paura”.