La sanità italiana perde 50 mila operatori, uno su cinque nel Lazio. È l'allarme che arriva oggi (27 gennaio) dalla Fp Cgil regionale. Nel Lazio, spiega il sindacato in uno studio, la sanità affronta un commissariamento e un piano di rientro "da lacrime e sangue", quindi paga il prezzo più alto: più del 19% del contingente totale, oltre 10 mila operatori sanitari in meno solo tra il 2006 e il 2015. A questo si aggiunge un'età media sopra i 52 anni (qui lo studio in pdf con i grafici).

Non solo. "Il peggio, qualora il governo non cambiasse orientamento, è però alle porte - prosegue l'organizzazione -. Rischia infatti di essere vanificato il piano assunzionale della Regione Lazio, frutto di uno sforzo congiunto lungo anni e che ha visto il coinvolgimento attivo delle forze sindacali". Un documento redatto in occasione della riunione congiunta del tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali, con il Comitato permanente per la verifica dei livelli essenziali di assistenza, "mette nero su bianco una prospettiva magra": non più di 300 assunzioni tra il 2016 e il 2018 contro le 3.500 del piano regionale. Il piano assunzionale della Regione Lazio prevede infatti da qui al 2018 1.762 nuove assunzioni e 1.740 stabilizzazioni di personale precario.

"Un’operazione che, lungi dal rafforzare la capacità di offrire servizi, servirebbe a salvare il salvabile - per la Fp -, visto che nello stesso arco di tempo andranno in pensione altri 4.510 operatori sanitari. Il risultato finale sarebbe un’ulteriore perdita di 1.000 unità, ma il piano ricucirebbe la ferita del precariato storico e tamponerebbe appena la forte emorragia di questi anni". Da parte sua il ministero della Salute, qualora la Regione Lazio non riuscisse a contrastare questa sciagura, opererebbe in modo arbitrario e fuori dalle regole, "calpestando l’autonomia del sistema regionale e facendo pagare ancora una volta in modo definitivo ai cittadini del Lazio una situazione pregressa che di certo non hanno prodotto loro e per cui hanno già abbondantemente pagato".

Senza un passo indietro, nel 2018 la perdita totale di personale raggiungerebbe la cifra di 15 mila unità, con un contingente di personale che passerebbe dai 50 mila operatori del 2006 a poco più di 35 mila. Conlude la Fp: "Sarebbe il colpo di grazie per la sanità pubblica in questa regione e per scongiurarlo metteremo in campo tutti gli strumenti in nostro possesso, allargando la mobilitazione alla società civile tutta".

Lo studio con i grafici (pdf)