Infedeli verso la propria amministrazione quei dirigenti e funzionari dell’Inps che, falsificando i dati delle verifiche ispettive, si accaparravano impropriamente incentivi economici. Infedele la Dama Nera dell’Anas che gestiva denaro pubblico per finanziare le imprese disposte a pagare tangenti. Infedeli quei dipendenti assenteisti del Comune di Sanremo con i loro dirigenti e amministratori che, sapendo e potendo, non hanno sanzionato.

La vicinanza della cronaca con l’avvio della stagione contrattuale dovrebbe consigliare, innanzitutto al governo, qualche riflessione. Innanzitutto sulla necessità di migliorare tutte le amministrazioni pubbliche. Perché la loro riduzione in favore del privato non garantisce né il rispetto dei diritti dei cittadini (ma solo quelli più remunerativi per l’impresa) né l’automatica rinuncia a garantirsi il massimo beneficio privato dall’uso di risorse pubbliche. La qualità e gli ambiti entro cui alligna l’infedeltà dimostrano che il solo intervento legislativo non basta. I piani anticorruzione, i piani delle performance, il Wistleblowing (la segnalazione), senza una cultura della legalità fanno flop.

Le leggi producono circolari e comportamenti adattivi non cambiamenti culturali e organizzativi. Per questi servono buone pratiche che promuovano l’azione di chi ha a cuore lo Stato e la sua missione verso i cittadini, contro gli infedeli. Anche gli uomini soli al comando, come si vede, non garantiscono il risultato. Bisogna ricostruire un rapporto di fiducia tra il lavoro, le amministrazioni, cittadini e imprese. Dovrebbe essere l’obiettivo dei rinnovi contrattuali nei settori pubblici. Lavoratori onesti e fedeli (la maggioranza) e i cittadini lo rivendicano e ne hanno bisogno. Chi governa accetti la sfida per non iscriversi al club degli infedeli.

* Segretario generale Fp Lombardia (da PubblicAzione)