CHI SONO
I lavoratori cosiddetti “tirocinanti della giustizia” sono 2.650 ex cassintegrati, lavoratori in mobilità, disoccupati ed inoccupati , che dal 2010 ad oggi hanno usufruito dei tirocini formativi negli uffici giudiziari del nostro Paese. I tirocini , frutto di convenzioni stipulate dalle amministrazioni giudiziarie con Province e Regioni, sono stati attivati prima nel Lazio e poi in altri territori: intese sono state siglate in Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Veneto, Campania, Calabria, Abruzzo, Marche, Sardegna, Umbria, Basilicata, Molise, Sicilia e Puglia. L'obiettivo era quello di garantire la prosecuzione delle attività negli uffici giudiziari, tamponando la gravissima situazione di carenza di organico del comparto. Ad oggi, infatti, vi sono circa 9.000 posti scoperti in tutto il territorio nazionale , con punte del 30% in alcuni grandi uffici: un quadro talmente pesante da escludere dai tagli della spending review l'Organizzazione Giudiziaria. I tirocinanti sono stati di fatto inseriti nel ciclo lavorativo e hanno affiancato a tutti gli effetti il personale interno, come più volte riconosciuto dai presidenti dei Tribunali, dai procuratori e dal Primo Presidente della Corte di Cassazione. A provarlo è la documentazione che attesta la loro partecipazione alle attività lavorative - dai moduli di richiesta ferie, negate ed autorizzate, alle firme sullo scarico dei documenti, sul ritiro della corrispondenza e sui transiti negli archivi – e la presenza negli sportelli aperti al pubblico.

I TIROCINI
Inizialmente questa attività è stata retribuita con un'integrazione all'ammortizzatore di circa 240 euro mensili poi, dal 2013, i tirocinanti hanno svolto la formazione direttamente con il Ministero della Giustizia in virtù di un apposito emendamento alla legge di stabilità 228/12 . L'articolo 1, comma 25 ha previsto infatti un finanziamento di 7.500.000 euro per proseguire "la formazione" di una platea di circa 3.000 lavoratori, passandoli in carico direttamente al dicastero e definendo così il "completamento del percorso formativo". Si è trattato del primo passo verso il riconoscimento da parte del Ministero di questa forza lavoro, che formalmente neanche esisteva. Nella legge di stabilità 147/13 (articolo 1, comma 344) il finanziamento è salito a 15.000.000 euro e le ore da effettuare sono state raddoppiate per il "perfezionamento del tirocinio". Ma nel 2014, a causa di una cattiva gestione da parte del Ministero e della misteriosa scomparsa dei fondi - poi recuperati grazie all'intervento del sindacato - , sono state espletate solo 300 ore. Le restanti 160 sono state rimandate al 2015 dal decreto milleproroghe, che ha spostato la dead line dal 31 dicembre 2014 al 30 aprile 2015. Ad oggi sono previste solo 110 ore fino alla fine del mese e ne mancano ancora 40 all'appello: l'equivalente di circa 1 milione di euro, risorse che al momento non possono essere utilizzate per la mancanza dei necessari strumenti legislativi. Questi stanziamenti hanno portato a retribuzioni bassissime , al di sotto della soglia di sussistenza. Una situazione insostenibile per lavoratori che, in gran parte, non beneficiano più degli ammortizzatori sociali e non possono svolgere altre attività lavorative, vietate dal tirocinio formativo.

UN LAVORO, UN CONTRATTO

lavoratori tirocinanti, in maggioranza prodotto della crisi economica che ha attanagliato il Paese, 'nascono' dalle politiche sbagliate sul personale portate avanti dai governi, che hanno scelto la strada dei tagli nel pubblico impiego e stabilito il prolungamento del blocco del turn over. Nel comparto della giustizia queste politiche si sono tradotte in decisioni “tappabuchi” (negli uffici c'è stato di tutto: dai carabinieri in pensione ai pensionati richiamati) che hanno prodotto categorie come i tirocinanti, che dopo aver dedicato quasi cinque anni della loro vita a questa attività e aver acquisito competenze ed esperienza, ora verrebbero sbattuti fuori. La possibilità di utilizzare questi lavoratori è stata inserita nella parte del Dl 90/2014 che istituisce l'Ufficio per il Processo, e la Cgil, anche in virtù di questo provvedimento, ha chiesto e previsto un percorso virtuoso che porti a una contrattualizzazione per questa platea, nel rispetto delle norme del pubblico impiego e dicendo basta alla prosecuzione del tirocinio formativo, che ormai nasconde una vera e propria forma di lavoro nero. La copertura economica, trattandosi di contratti a termine, potrebbe essere data dal Fondo Unico Giustizia (FUG).

UNA NUOVA MOBILITAZIONE

Nonostante la citata norma del Dl 90 e i segnali di disponibilità dati in più occasioni, non sembrano esserci aperture da parte del ministro Orlando e il governo paventa solo l'utilizzo di una parte di questi lavoratori, (magari quelli con titolo di studio superiore e giovane età, con evidente discriminazione dei più svantaggiati) e sempre con la forma del tirocinio. Si tratta di una chiusura incomprensibile da parte dell'esecutivo, di un atteggiamento che ci porta a dare il via ad un nuovo percorso di mobilitazione. Per evitare che dal 1° maggio quasi 3.000 persone si ritrovino senza lavoro e senza reddito, Cgil e Fp Cgil hanno proclamato diverse iniziative di lotta: il 17 aprile ci saranno manifestazioni territoriali in più città ( Milano, Bologna, Reggio Calabria, Napoli, Cagliari ) per poi arrivare, il 28 aprile , ad una manifestazione nazionale a Roma .