E' stato presentato a Ginevra, il 3 giugno scorso, un nuovo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil-Ilo), World Social Protection Report 2014/15: Building economic recovery (Rapporto sulla sicurezza sociale nel mondo 2014-15: costruire la ripresa economica), che presenta gli ultimi dati sulla sicurezza sociale. Il rapporto afferma che la maggioranza della popolazione mondiale (oltre il 70%) non riceve una adeguata protezione sociale in un momento in cui il bisogno è particolarmente forte.

Secondo il Rapporto, infatti, solo il 27% della popolazione mondiale beneficia di una sicurezza sociale completa. Secondo l'Oil, la protezione sociale è uno strumento chiave delle politiche per la riduzione della povertà e delle disuguaglianze, e serve a stimolare una crescita inclusiva, migliorando la salute e le possibilità dei componenti più vulnerabili della società. Essa serve anche ad aumentare la produttività, a sostenere la domanda interna e a facilitare la trasformazione strutturale delle economie nazionali.

Il Rapporto rileva che, durante la crisi finanziaria e economica mondiale, si è evidenziata la molteplicità delle funzioni garantite dalla sicurezza sociale nelle economie e nelle società. Durante la prima fase della crisi (2008-2009), almeno 48 paesi a reddito medio-alto hanno adottato misure di stimolo economico per un ammontare complessivo di 2.400 miliardi di dollari, di cui circa un quarto è servito a finanziare misure di protezione sociale. Nei paesi in cui è stato attuato questo sostegno, esso ha funzionato come uno stabilizzatore automatico che ha aiutato le economie a tornare in equilibrio e ha protetto dal disastro economico i disoccupati e i lavoratori precari.

Ma nella seconda fase della crisi, a partire dal 2010, diversi governi hanno cambiato rotta, adottando prematuramente misure di risanamento dei conti pubblici, nonostante fosse ancora urgente il bisogno di sostenere le popolazioni vulnerabili e di stabilizzare i consumi. Le misure di risanamento dei conti pubblici non sono state limitate all’Europa: nel 2014, sono 122 i
governi che stanno riducendo la spesa pubblica, e di essi 82 sono paesi in via di sviluppo. Le misure adottate comportano una riforma dei sistemi pensionistici e sanitari e delle prestazioni sociali, spesso con la riduzione della copertura o del finanziamento di questi stessi sistemi; esse comportano altresì l’eliminazione o il taglio delle prestazioni sociali come pure del numero o del livello di salario dei lavoratori della sanità e del sociale.

In effetti - nota il Rapporto - il costo del risanamento dei conti pubblici e dell’aggiustamento viene imposto alle popolazioni in un momento di bassa occupazione, in cui è più forte il bisogno di sostegno. Gli ultimi dati mostrano che diversi paesi ad alto reddito stanno tagliando i propri sistemi di sicurezza sociale. Nell’Unione Europea, i tagli alla protezione sociale hanno già contribuito a fare aumentare la povertà che colpisce ormai 123 milioni di persone, ovvero il 24% della popolazione, e tra esse molti bambini, donne, anziani e disabili.#l contrario, molti paesi a reddito medio stanno potenziando i propri sistemi di protezione sociale, fornendo sostegno al reddito delle famiglie, e favorendo così la crescita della domanda e dello sviluppo inclusivo.

Ad esempio, il Brasile, a partire dal 2009, ha accelerato l’estensione della copertura sociale e del salario minimo, mentre la Cina ha praticamente completato la copertura pensionistica universale e ha nettamente aumentato i salari minimi. Alcuni paesi a basso reddito, come il Mozambico, hanno anch’essi esteso la protezione sociale, anche se con reti di sicurezza temporanee ed un livello molto basso di indennità. Molti di questi paesi stanno ora lavorando alla creazione di sistemi di protezione sociale di base come parte di sistemi più completi di protezione sociale. Il Rapporto esamina diverse tendenze della protezione sociale secondo un approccio basato sul ciclo di vita.

Ad esempio, il Rapporto dimostra che, a livello mondiale, i governi dedicano solo lo 0,4% del Pil alle prestazioni per i bambini e per le famiglie, con differenze che vanno dal 2,2% in Europa occidentale allo 0,2% in Africa e nella regione asiatica e del Pacifico. Questi investimenti – secondo l'OIL - andrebbero aumentati, se si considera che circa 18.000 bambini muoiono ogni giorno, e che molte di queste morti potrebbero essere evitate con una adeguata protezione sociale. La spesa in protezione sociale per le persone in età lavorativa (ad esempio, per le indennità di disoccupazione, la maternità, la disabilità o gli infortuni) varia a seconda delle regioni, tra lo 0,5% in Africa e il 5,9% in Europa occidentale.

A livello mondiale, solo il 1
2% dei lavoratori disoccupati riceve una indennità di disoccupazione, con differenze che vanno dal 64% dei disoccupati in Europa occidentale a meno del 3% nel Medio Oriente e in Africa. Per quanto riguarda le pensioni di anzianità, quasi metà delle persone di età superiore all’età pensionabile non percepiscono una pensione (il 49%). E per molti dei titolari, il livello della pensione percepita rimane nettamente sotto la soglia di povertà. In almeno 14 paesi europei, i neo-pensionati riceveranno pensioni più basse. Il Rapporto dimostra anche che circa il 39% della popolazione mondiale non è iscritta ad un sistema di protezione sanitaria. Il numero supera il 90% nei paesi a basso reddito.

L’Oil stima che, a livello mondiale, manchino 10,3 milioni di lavoratori della sanità che sarebbero necessari a garantire la qualità dei servizi sanitari per tutti coloro che ne hanno bisogno. Alcuni paesi - in particolare la Thailandia e il Sudafrica - sono risusciti in pochi anni ad instaurare una copertura sanitaria universale, dimostrando la praticabilità di queste politiche. La Raccomandazione dell’OIL n.202 sui Sistemi di Protezione Sociale di Base del 2012 rispecchia il consenso dei governi e delle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori dei 185 paesi membri sulla necessità di estendere la sicurezza sociale.

L’instaurazione di sistemi di protezione sociale di base è sostenuta dalle Nazioni Unite e ha anche ricevuto l'appoggio nelle recenti dichiarazioni del G20. Il Rapporto ricorda che nel 1948, la comunità internazionale ha convenuto che la sicurezza sociale e le cure sanitarie sono un diritto umano universale per i bambini, per le persone in età lavorativa, o in
una situazione di disoccupazione o di infortunio, come pure per le persone anziane (Dichirazione universale dei Diritti dell'Uomo). Ma nel 2014 la promessa di una protezione sociale universale non è ancora diventata realtà per una grande maggioranza della popolazione mondiale.

“La questione della protezione sociale è diventata ancora più urgente in questi tempi di incertezza economica, di bassa crescita e di aumento delle disuguaglianze - ha dichiarato Sandra Polaski Direttore Generale Aggiunto dell'Oil - La comunità internazionale dovrebbe farsi carico di questo obiettivo attraverso l’Agenda di sviluppo sostenibile post-2015”.

Per il rapporto completo in inglese clicca qui.