E’ proseguita oggi (10 giugno), in Commissione Lavoro alla Camera, l’indagine conoscitiva sul settore dei call center. E' stata la volta delle imprese: in audizione il presidente di Assotelecomunicazioni-Asstel, Cesare Avenia, che ha fatto il punto sulla situazione del settore. "La nostra è un'associazione giovane in Confindustria, nata circa 10 anni fa - ha esordito -, quando il settore telecomunicazioni fu liberalizzato. Le nostre imprese occupano oggi circa 120mila dipendenti".

Le relazioni industriali nel settore, ha detto Avenia, sono "sufficienti, anzi positive". Di recente è arrivato il rinnovo del contratto nazionale: "Una serie di problematiche del mondo dei call center sono state indirizzate proprio dal nostro contratto - a suo avviso -. Abbiamo innovato su alcuni punti: nel 2005 abbiamo introdotto una regolamentazione specifica sugli appalti, con una serie di clausole e limitazioni al ricorso al subappalto. Nell’ultimo contratto del 2013 abbiamo rafforzato ulteriormente questo punto, ispirato ad un principio di eticità. Per esempio – ha spiegato – l’articolo 53 del contratto prevede specifiche regole di confronto sindacale in caso di cambio appalto che generi una grave crisi occupazionale". Se cambia appalto, dunque, c'è la possibilità di attivare un confronto con i sindacati di categoria sulla crisi che si può innescare.
 
Altro nodo complesso, i contratti a progetto degli operatori: "L’1 agosto 2013 abbiamo firmato un accordo sul compenso di questi lavoratori: viene individuato un compenso minimo orario garantito, attualmente pari a 4,78 euro, collegato alla dinamica dei minimi contrattuali". Avenia si è poi soffermato sulla crisi del settore: "Dal 2006 viviamo una decrescita continua, gli operatori affrontano consumi sempre calanti. Il nostro settore è quello che ha avuto un 'trend' di decrescita maggiore".

E' poi intervenuto il presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano. "I call center sono un mondo complesso, in parte nuovo - ha esordito -. E’ evidente che c’è un’avversione all’eccesso di regole. C'è un buon contratto, allora perché una regola per cui anche chi prende l'appalto deve applicarlo non può diventare indicazione legislativa?". Il contratto, inoltre, prevede "una misura eccellente, un compenso minimo per il lavoro a progetto. A tutti sta a cuore l'equo compenso, quindi mi domando: è condivisibile l’attuale meccanismo degli appalti al massimo ribasso, dove anche i committenti associati impongono il massimo ribasso, soprattutto per i contratti a progetto?". A suo avviso "la legge deve intervenire per correggere questa stortura. Servono interventi legislativi che limitino l'elusione delle misure stabilite".

La Commissione Lavoro della Camera, ha ricordato Damiano, a breve ascolterà anche i sindacati di categoria nell'indagine sui call center.