Stamani (30/3) i lavoratori della Guess hanno scioperato in maniera compatta e manifestato per le vie del centro di Firenze contro l'ipotesi di trasferimento delle principali funzioni dell'azienda in Svizzera (circa 90 posti di lavoro a rischio). Al loro fianco hanno sfilato tanti altri lavoratori e delegati delle aziende del territorio, e semplici cittadini che hanno voluto portare la loro solidarietà.

Alla conclusione del corteo c'è stata un'azione dimostrativa: è stata inscenata una sfilata al termine della quale lavoratrici e lavoratori si sono tolti gli abiti firmati Guess e li hanno appesi lungo il Ponte Santa Trinita con lo striscione “Firenze si sveste”. Con questa azione i lavoratori hanno voluto denunciare la progressiva perdita di professionalità, creatività, manualità che la città di Firenze sta subendo, in particolare nel settore moda, uno dei simboli della nostra manifattura. Alcuni parlamentari locali hanno preso contatti col sindacato, peri effettuare interrogazioni parlamentari sulla vertenza. Dalla Rsu è stata inoltre inviata una lettera al ministero dello Sviluppo economico per metterlo a conoscenza della situazione. Il primo aprile ci sarà un incontro azienda-sindacato. 

“Se da una parte - spiegano Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil Firenze - denunciamo una mancanza di investimenti (vedi vertenze Ida, Sims, Seves), dall'altra assistiamo ad un vero e proprio processo di ristrutturazione industriale del sistema moda. Le vertenze Cavalli, Braccialini, Allegri, Guess e molte altre si affiancano ad un processo di reshoring (rientro di produzioni prima fatte all'estero). Questo doppia faccia del processo di riorganizzazione si realizza perché le aziende hanno un assetto proprietario sempre meno legato a imprenditori del territorio e il valore aggiunto dell'identificazione tra marchio delle griffes e il marchio 'Firenze' risulta meno percepito dal mercato, mentre per investire nel territorio risulta più importante la qualità dei processi industriali dei nostri poli produttivi e delle nostre filiere di produzione. Ma i grandi processi di ristrutturazione industriale vanno governati come un evento complessivo del territorio altrimenti gli esiti risultano la somma di singole strategie aziendali che vanno a minare la capacità competitiva e la qualità del lavoro espressa dal nostro territorio”.

“Chiediamo quindi alle Istituzioni - proseguono i sindacati - non solo di affrontare insieme alle forze sociali la soluzione delle singole vertenze tutelando i lavoratori, ma anche di attivare tutti gli strumenti di politica industriale che qualifichino il nostro sistema produttivo come, ad esempio, un processo di tracciabilità delle filiere che valorizzi e rafforzi la legalità dei nostri poli produttivi e un progetto organico di formazione delle figure professionali del settore per evitare che il reshoring si esaurisca nel fatto che una grossa azienda assuma l'artigiano di una piccola azienda senza immettere nuovo sapere e nuovo lavoro sul nostro territorio. Infine chiediamo al sistema delle imprese non solo investimenti ma anche capacità di costruire un approccio organico alla riorganizzazione del sistema produttivo che riproduca sapere e lavoro di qualità come elemento distintivo del nostro territorio”.
 

In questi giorni la mobilitazione dei lavoratori della Guess è proseguita nel web con l'attivazione della pagina facebook e la petizione online rivolta al ceo Victor Herrero. "Vent' anni fa, la Guess ha scelto di investire in Italia, a Firenze, perchè Firenze è la Silicon Valley della moda e del gusto – scrivono i lavoratori a Herrero –. Grazie a questo territorio il brand Guess è cresciuto nel mondo e riteniamo sbagliata una scelta che disperde questo valore e che persegue una politica di mera riduzione dei costi e della qualità del prodotto".

"Chiediamo insieme, a gran voce – continua la missiva –, la presentazione di un piano industriale di crescita della struttura italiana, in grado di rafforzare lo stile e la qualità del prodotto e ridare fiducia ai lavoratori, agli azionisti, la rete vendita e ai clienti di Guess!".

“Quando Guess è arrivata a Firenze – spiega Alessandro Picchioni della Filctem Cgil di Firenze – realizzava jeans a costi bassi che certo non erano così gettonati come adesso: si deve proprio a questi lavoratori se si è fatto il salto di qualità, e se la sede fiorentina è la seconda al mondo dopo quella di Los Angeles”. La delocalizzazione comporterà il licenziamento di personale altamente qualificato (stilisti e sviluppatori del prodotto, la maggior parte donne dai 30 ai 40 anni, molte con figli). “Non capiamo la scelta dell'azienda, qui c'è un know how che in Svizzera non c'è” aggunge Picchioni: “Guess ritiri la decisione e apra un confronto per mantenere la struttura fiorentina”.