Nonostante task force, marce, scioperi e denunce, in Italia si continua a morire di lavoro. E l'edilizia sembra il nervo più scoperto. Lo ha confermato, il 9 maggio, la morte di Carlo Morelli, 61enne schiacciato da una lastra di marmo a Carrara. Una tragedia che dimostra che tutto ciò che è stato fatto finora “non è sufficiente”, e quindi “bisogna indagare più a fondo.” A dirlo ai microfoni di Italia Parla su RadioArticolo1 è Fabrizio Solari, segretario confederale della Cgil.

“Nel 2015 - ha continuato Solari - abbiamo avuto un aumento degli incidenti mortali del 15-16% nonostante la crisi. E c'è anche un aumento degli incidenti tra gli ultrasessantenni e le figure lavorative atipiche. Non siamo in grado di stabilire una relazione diretta tra questi dati e gli eventi tragici che si stanno susseguendo, ma resta comunque un dovere da parte di tutti, e in primo luogo da parte delle istituzioni, quello di indagare. Se c'è una relazione, però, significa che una discreta quantità degli incidenti sul lavoro non sono figli del caso ma sono riconducibili a dei comportamenti. E a un modello produttivo che svalorizzando il lavoro lo rende ancora più pericoloso. Bisogna provare ad analizzare la situazione per capire come si può intervenire per impedire questa strage”. 

Tra l'altro, secondo l'Inail, sono in aumento le vittime sul lavoro a fronte di un calo degli incidenti non mortali. “Ma non è una contraddizione - ha continuato Solari - perché nel clima che si è creato sui luoghi di lavoro è facile ipotizzare che una parte degli incidenti, soprattutto quelli non particolarmente gravi, non vengano denunciati. L'impressione è quella di un pessimo clima, per cui è difficile avere un lavoro, quindi se qualcosa va storto è meglio tacere e tenerselo”. 

Poi ci sono dei lavori, come quello dei cavatori, che sono particolarmente esposti al rischio. Ma, afferma ancora il sindacalista, “i numeri ci dicono che siamo di fronte a un'impennata, quindi qualcosa deve essere successo”. Nel caso di Moretti, però, non siamo di fronte a un ragazzo al primo impiego, ma a “un 61enne costretto a lavorare con un contratto atipico e facendo un lavoro particolarmente impegnativo e pericoloso. Molto banalmente bisognerebbe prendere atto che tutti i lavori non sono uguali dal punto di vista dei rischi e dello stress fisico-psicologico. Lavorare in edilizia da anziani chiama in ballo anche il sistema pensionistico che il governo ha introdotto qualche anno fa, e che non fa distinzioni”.

Non è un caso, quindi, se un morto su tre sul lavoro in edilizia abbia più di 60 anni. “Anche per questa via - ha concluso Solari - si torna all'esigenza di rimettere mano alle pensioni. E di farlo con rapidità e chiarezza. Se il governo immagina che il suo unico ruolo sia quello di intermediario tra il sistema bancario e i lavoratori che potrebbero ricevere prestiti per andare in pensione in modo anticipato, non mi pare che siamo nella direzione della svolta necessaria”. Oggi, invece “serve un atteggiamento netto che provi a modificare il clima che si è creato sui posti di lavoro. E' necessario introdurre uno strumento di legge come l'omicidio sul lavoro, simile al reato di omicidio stradale. Forse servirebbe davvero ad accentuare un'attenzione sul lavoro che sta venendo meno. Di fronte a una situazione straordinaria si possono anche pensare iniziative di carattere straordinario”.