Estendere il quadrato rosso. Andare oltre le frontiere tradizionali della contrattazione per includere chi finora è rimasto fuori: giovani, precari, migranti, per i quali il governo si sta muovendo con (molte) ombre – vedi il decreto Poletti – e qualche timida luce, con l’avvio della garanzia giovani. Di questi temi ha parlato questa mattina Andrea Brunetti, il responsabile giovani della Cgil, intervenuto a “Italia Parla” su Radioarticolo1 (qui il podcast). “Credo che con il decreto Poletti – va giù duro il sindacalista – si sia arrivati in fondo a un percorso di deregolamentazione che è iniziato con la legge Biagi del 2003. Non c’è stata nessuna semplificazione delle forme contrattuali, come promesso, ma la completa destrutturazione del lavoro a termine che toglie ai giovani d’oggi qualsiasi speranza di stabilità. Vedremo gli effetti del decreto nel breve periodo, ma sono sicuro che non avremo altro che una conferma del fatto che la flessibilità non aumenta i posti di lavoro ma, semplicemente, riduce salari e diritti”.

La semplificazione del mercato del lavoro dovrebbe essere contenuta, a quanto dice il governo, nel disegno di legge delega che si sta discutendo in queste settimane e rispetto al quale non si hanno però ancora testi certi. “Siamo favorevoli a semplificare – dice il sindacalista – ma bisogna vedere come si fa e considerare il rapporto tra queste nuove misure e il decreto Poletti. Se il contratto a tutele crescenti, fermo restando che dovremo verificarle, queste tutele, sostituirà davvero le tipologie esistenti e supererà il decreto Poletti, allora ci sederemo intorno a un tavolo per discuterne. Ma se si tratterà di aggiungere una 47esima tipologia, vorrà dire che nulla di quanto dicono avverrà davvero”.

L’altro punto che interessa la Cgil, anche in relazione al futuro dei giovani, è quello che riguarda gli ammortizzatori sociali. Anche qui il giovane sindacalista è netto: “Siamo consapevoli che c’è una parte dei lavoratori che è esclusa dalla possibilità di accedere a qualsivoglia forma di protezione sociale e tutto questo va affrontato e discusso. Ma la nostra proposta è chiara: semplificare non deve significare togliere a qualcuno per dare a qualcun altro; semplificare deve voler dire estendere le tutele e includere le tipologie contrattuali che tuttora non hanno diritto ad alcuna protezione sociale in caso di perdita del lavoro. Deve voler dire ripensare la cassa integrazione, estendendola con la contribuzione anche ai settori che tuttora non ne sono coperti se non da quella in deroga che è però a carico della fiscalità generale”.

Infine, una notizia positiva: è partita la Garanzia Giovani e già 50.000 giovani si sono iscritti al “programma”. “È una buona notizia – spiega Brunetti –. La Garanzia si rivolge infatti ai cosiddetti Neet, coloro che sono cioè fuori da ogni percorso formativo o di lavoro. Ma per noi questo non è sufficiente: non basterà l’attivazione per questi giovani di uno stage di 6 mesi al termine del quale ritorna alla posizione di partenza, magari anche con quale frustrazione in più, che non è certo un gran modo per mantenere attive le speranze delle persone. Per questo chiediamo tavoli di monitoraggio che coinvolgano le parti sociali a tutti i livelli e che aiuitino affinché quelle attivazioni si trasformino in attivazioni della persona nel luogo di lavoro sul lungo periodo, che speriamo possa sfociare in un rapporto di lavoro stabile”.

Insomma, includere i giovani, tirarli dentro andando oltre il tradizionale quadrato rosso: questo del resto è stato uno dei temi sui quali più si è dibattuto a Rimini: “La Garanzia Giovani costringe effettivamente la Cgil a misurarsi su questo terreno – conclude il sindacalista –. L’inclusione dei lavoratori precari deve essere un nostro obiettivo non solo a parole, ma da tradurre in forme organizzative e in investimenti specifici, come abbiamo chiesto in un ordine del giorno che è stato assunto all'unanimità dal congresso. Occorre provare, sperimentare e avere la capacità di intercettare tutto un mondo con cui difficilmente riusciamo a entrare in contatto. Bisogna aprire le camere del lavoro, puntare sul web e sul territorio, lavorare in questa direzione nella contrattazione di categoria ma anche in quella sociale. Per noi il congresso sancisce l'inizio di un nuovo percorso: solo così la Cgil sarà quel soggetto di rappresentanza generale che tutti ci chiedono”.