“Dopo un anno dalla sottoscrizione dell’accordo con l’Eni per la reindustrializzazione di Gela, non si riesce ancora a uscire dalla fase di progettazione che rischia di prolungarsi ancora per mesi determinando un ritardo sui tempi di realizzazione dei piani presentati”. E’ l’allarme lanciato dalla Filtcem Cgil regionale e di Caltanissetta e dalla Rsu della raffineria di Gela che si sono riunite per fare il punto sullo stato dell’arte alla luce anche di quanto emerso nell’incontro dello scorso 5 ottobre al Ministero dello sviluppo economico. E che chiedono un confronto su un tavolo unico, quello della Regione siciliana, “che deve essere cabina di regia - sostiene la Filctem - per mettere in fila le priorità per la reindustrializzazione di Gela attraverso gli investimenti che Eni dovrà determinare per la realizzazione di un ‘polo Green’”.

“Dopo l’esame di tutti gli elementi che avrebbero dovuto rendere già operativo il ciclo di investimenti previsti dagli accordi e confermati dall’Eni (circa 170 milioni già spesi in progettazione su un totale di 2,2 Miliardi) - scrivono in una nota Giuseppe D’Aquila (Filtcem Sicilia), Gaetano Catania (Filtcem Caltanissetta) e la Rsu della raffineria - non possiamo che essere preoccupati sul metodo e sull’attuazione del protocollo stesso”.

Il sindacato rileva la “totale assenza di azioni propedeutiche alla realizzazione degli impianti, l’approssimativa messa in conservazione degli stessi e il continuo posticipo dell’inizio delle attività di bonifica, di ricerca e coltivazione petrolifera, nonostante il Presidente della Regione Sicilia abbia confermato di avere dato esito positivo a tutte le richieste autorizzative in merito. Tutte azioni - sottolineano gli esponenti sindacali - che Eni avrebbe dovuto mettere in campo da mesi e non lo ha ancora fatto”.

La Filctem esprime preoccupazione per il blocco quasi totale sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie (delle somme previste in budget ne sono stati spesi meno della metà), “lavorazioni che avrebbero potuto non solo accelerare i processi di reindustrializzazione previsti dal protocollo, ma anche rappresentare una vera occasione di lavoro per le aziende dell’indotto e per i lavoratori diretti”. La Filctem parla di “confusione in atto con azioni che non risolvono il problema centrale delle azioni che l’Eni deve compiere per la realizzazione di un polo Green di eccellenza internazionale per far rinascere Gela e non mantenerla in agonia eterna”.

E nonostante tutto “l’azienda chiede al sindacato un riassetto organizzativo - rileva il sindacato - che in breve tempo svuoterà la raffineria di altri 200 lavoratori e ha già imposto il distacco dei lavoratori di Gela presso altre sedi Eni in Italia, senza una correlazione tra professionalità acquisita e incarico da svolgere”.

La Filtcem chiede che a monte di qualunque azione che riguardi i lavoratori ci sia un confronto sulle posizioni di lavoro previste per le attività di Green Refinery e quelle di Upstream. “Al di là delle considerazioni di politica industriale- conclude la nota della Filctem - Eni deve formalizzare e ufficializzare gli assetti organizzativi propedeutici per la green refinery e l’upstream: nessuna azienda al mondo formalizza un numero di addetti per i propri cicli produttivi senza che vengano analizzate le professionalità, i turni di lavoro, i riposi dei propri dipendenti ed i servizi interni necessari”.