Una situazione eclatante, grottesca e impressionante, che sta compromettendo l’immagine di serietà ed efficienza della Pubblica amministrazione, da risolvere subito. È la richiesta perentoria della Fp Cgil Nazionale e della Fp Cgil Marche recapitata ai ministri della Pa e del Lavoro, rispettivamente Marianna Madia e Giuliano Poletti, relativa al caso che ha investito la Direzione territoriale del lavoro di Ancona e, nello specifico, un funzionario della Dtl stessa.

La vicenda chiama in causa un funzionario della Direzione territoriale del lavoro del capoluogo marchigiano che in circa tre anni di attività avrebbe messo in atto comportamenti tali da determinare un clima lavorativo insostenibile nei suoi uffici, “vessando" i lavoratori e, soprattutto, alcune lavoratrici. Come? Secondo le accuse che gli sono piovute addosso da un numero consistente di lavoratori e di lavoratrici, nonché dal Consiglio di parità regionale e nazionale, attraverso l'instaurazione di un clima lavorativo severo e oppressivo, fatto di “interrogatori”, “vessazioni”, “indagini interne”, somministrazione di questionari sulla propria vita privata e che, da quanto si apprende, sarebbe sconfinato in “minacce" di natura disciplinare, con evidenti riflessi sulla serenità dell’ambiente lavorativo. 

Il tutto - cosa ancora più grave - corredato, sembrerebbe, anche da "vessazioni di carattere sessuale” su alcune dipendenti della Direzione territoriale. Una situazione che ha costretto molti dei lavoratori lì impiegati a rivolgersi ad avvocati, psicologi e neurologi per il forte stress determinato da questo insano 'clima lavorativo'. I fatti denunciati da un cospicuo numero di dipendenti a partire dal 2014 hanno portato, a seguito di una ispezione disposta dal Ministero del Lavoro, all’irrogazione di una sanzione disciplinare di sospensione per sei mesi al dirigente, nonché - data la natura grave delle accuse - all’interessamento della Questura di Ancona e della locale Procura della Repubblica che starebbe indagando sulla vicenda.

Il comportamento del funzionario in questione avrebbe finito anche con il determinare, direttamente e/o indirettamente, un grave deterioramento del clima lavorativo e dei rapporti interpersonali tra i propri sottoposti. Il risultato finale, si legge nel documento prodotto dal consiglio di parità, chiamato in causa quest'ultimo da diverse lavoratrici, è che “un ufficio, quello di Ancona, indicato in passato come modello dal punto di vista organizzativo e funzionale è stato progressivamente distrutto nei suoi elementi di collaborazione, motivazione e soprattutto nel morale di gran parte dei funzionari”.

Alla sospensione di sei mesi, frutto dell'attività ispettiva del dicastero guidato dal Ministro Poletti, il funzionario della Dtl di Ancona avrebbe fatto ricorso per vizi di notifica, riuscendo così ad anticipare a settembre, poco prima del termine della sospensione, il proprio ritorno in servizio. Ritorno che ha finito con l’aggiungere ai disagi già denunciati, anche ansie e terrore per possibili ritorsioni nei confronti di coloro i quali hanno trovato il coraggio di denunciare le angherie lamentate agli ispettori ministeriali.

Le indagini vanno avanti ma il sindacato chiede un intervento immediato e risolutivo rispetto a una situazione non più sostenibile, che si sta trascinando ormai da troppo tempo e che sta determinando ulteriore ansia e forte disagio psicologico in una parte consistente di lavoratori, in conseguenza del ritorno del funzionario e, in particolare, del fatto che lo stesso sarebbe verosimilmente entrato in possesso, a seguito di accesso agli atti inquisitori, di tutte le dichiarazioni accusatorie rese dalle lavoratrici e dai lavoratori nei propri confronti.

Da qui la lettera inviata dai vertici della Fp Cgil Nazionale e Marche, Serena Sorrentino e Alberto Beltrani, ai ministri Poletti e Madia, dove si denuncia la “grave situazione” alla Dtl anconetana che “sta gravemente pregiudicando sia la percezione di efficienza della funzione Ispettiva del Ministero del Lavoro, sia la serenità dell’ambiente di lavoro che conta circa 50 dipendenti pubblici in servizio, sia, più in generale, la credibilità complessiva della Pubblica Amministrazione”.

La Fp Cgil chiede, al di là del merito delle accuse, “un fattivo intervento volto a ripristinare un quadro di serenità lavorativa, di efficienza e credibilità che i lavoratori e la Pubblica Amministrazione meritano”. Un intervento che appare “indispensabile e tempestivo”, che non può evidentemente attendere i tempi della giustizia e che parrebbe potersi sostanziare  “in una momentanea ricollocazione del Dirigente fino all’espletamento delle opportune verifiche in corso e conseguente accertamento delle responsabilità”.

In ogni caso, anche se non si ravvisassero responsabilità di sorta a carico del funzionario o le stesse responsabilità non trovassero rilevanza giuridica o disciplinare, quel che è certo - fa sapere la Fp Cgil - è che l’ambiente di lavoro esistente presso l’ufficio della Pubblica amministrazione della Dtl Ancona richiede, immediatamente, un intervento urgente e risolutivo, capace di ripristinare un ambiente di lavoro divenuto potenzialmente deleterio per la salute psicofisica degli operatori in servizio. Il ministero, è in sintesi il pensiero della Funzione Pubblica Cgil, non può non intervenire immediatamente sul caso, ne sarebbe pienamente responsabile.