La formazione e l’Europa. Questo, l’argomento della nuova puntata di ‘Quadrato rosso. La formazione va in rete’, la trasmissione di RadioArticolo1, e di ‘Conoscenza &organizzazione’, la rubrica di Rassegna Sindacale. Si è appena concluso il corso di formazione gestito dalla Ces, che coinvolge giovani sindacalisti dei vari Paesi dell’Unione, una sorta di Erasmus sindacale, dove si costruisce l’identità del sindacato del futuro. Afferma Monica Ceremigna, del dipartimento esteri Cgil nazionale, “Quello organizzato dall’Istituto sindacale di formazione e ricerca della Ces è il corso portante di un vasto programma che comprende una settantina di corsi su diverse materie. Dall’anno scorso, si è investito molto sulla formazione dei giovani leader del futuro e l’operazione ha visto la Cgil tra le organizzazioni promotrici. Il corso Etui copre dieci mesi di formazione, con tre settimane di corsi stanziali: una a Bruxelles, una a Roma e la terza a Sofia. Fra un corso e l’altro, ci sono stati poi corsi di formazione a distanza, più valutatori esterni del Regno Unito per un riconoscimento formale universitario e la partecipazione dei partecipanti verrà valorizzata in tal senso”.

 

Tra i formatori europei c'era anche Fabio Ghelfi, del dipartimento esteri Cgil Lombardia. “Il corso è stato particolarmente interessante, perché ha sviluppato una riflessione: formare gente per essere in grado di fare formazione nazionale, ma con una capacità a dimensione europea. In tal senso, abbiamo sperimentato un’azione in grado di collegarsi alla rete formativa europea. Altro aspetto, la durata dei lavori - da ottobre e giugno - ha permesso di formare una capacità di analisi critica sviluppando un’attività congiunta in modo transnazionale per un lavoro a distanza. Oggi, se vogliamo un sindacato europeo, dobbiamo avere responsabili che sappiano agire oltre i confini, con una conoscenza condivisa”.

Andrea Gattuso, responsabile politiche giovanili Cgil Sicilia, e Michela Turcatti, della segreteria Cgil Sondrio, sono due dei 25 giovani partecipanti al corso. “Per noi – rileva il primo –, è stata una grande opportunità per la nostra crescita personale e per le competenze apprese che possiamo trasferire ai nostri compagni. Non ci ha fornito solo delle semplici conoscenze di tipo nozionistico, ma abbiamo implementato anche un metodo di lavoro e un livello europeo di relazioni sindacali, dotandoci di una visione sovranazionale delle questioni. Abbiamo compreso le differenze esistenti in Europa tra i sindacati Ue sui temi più svariati, dalla contrattazione al diritto di sciopero, al welfare e così via. Molto interessante avere a che fare con ragazzi provenienti dall’Est Europa, che hanno un modello di relazioni del tutto diverso dal nostro. Abbiamo messo a sistema come modus operandi tanti elementi che portiamo avanti nel quotidiano, con un metodo nuovo di approcciarsi ai problemi”.

“Dopo quel corso – rileva la seconda –, il mio lavoro è cambiato. Grazie alla partecipazione, ho compreso meglio le specificità del fare sindacato, comparate con i modi appresi in Europa. Mi ha consegnato una dimensione nuova e diversa dell’organizzazione, sovranazionale del saper fare sindacato. La mia visione è diversa rispetto a quella che avevo prima. Adesso vado avanti in modo naturale in uno scenario più ampio di quello nazionale e locale. Bisogna fare in modo di avere una formazione transnazionale continua a disposizione di tutti i giovani sindacalisti”.

“Effettivamente – aggiunge Ceremigna –, le persone che hanno partecipato mi dicono che gli si è aperta una finestra sul mondo, con indubbi benefici per il loro lavoro e per lo stesso sindacato, anche dal punto di vista umano. Per quanto riguarda l’Italia, per la Cgil hanno partecipato cinque persone, quattro ragazze e un ragazzo. Durante i corsi, si sono trovati di fronte a modi di fare contrattazione assai diversi, a normative molto differenti, ma, di contro, a una richiesta di sindacato europeo forte e comune a tutti. Dopo la Brexit, siamo in un momento difficile per l’Ue. I Paesi dell’Est, in particolare, hanno largamente usufruito del poter far parte dell’Europa, in termini di esperienza, di fondi economici a disposizione, ma il tentativo dei sindacati confederali è proprio quello di dare un’identità sindacale comune e collaborativa, che diventi la base fondamentale del nostro lavoro quotidiano”.  

“La formazione all’Etui ha un approccio fortemente partecipativo, che parte dai contenuti dei partecipanti ai corsi – conclude Ghelfi –. La formazione di questi giovani è stata assai arricchente anche per noi formatori. L’attività di un’organizzazione collettiva come la Ces si porta in giro e si costruisce attraverso la formazione individuale di ciascuno. La percezione che hanno avuto i corsisti dell’Europa è quella di un’Unione viva e vitale. Da parte dei nostri giovani, c’è un sentimento europeista molto cosciente, come del resto c’è in tutto il movimento sindacale europeo, che può vantare circa 45 milioni d’iscritti. Come Ces, dobbiamo avere un atteggiamento ancora più responsabile”.