“Legalità non è una parola educativa, legalità è parola di vita. Vuol dire lavoro, servizi sociali, scuola, vuol dire aiutare i più deboli. Si traduce in democrazia vera”. Lo ha detto don Luigi Ciotti dal palco della 23ma Giornata dell’impegno e della memoria, in ricordo delle vittime innocenti di mafia, con la manifestazione principale che si è tenuta oggi (21 marzo) a Foggia e con iniziative in altre venti città italiane, dieci in Europa, sette in America Latina e una in Africa.

Nemmeno la pioggia incessante che ha accompagnato tutto il corteo ha fermato i 40mila manifestanti accorsi da tutta la Puglia e da tutte le regioni italiane, con striscioni di gruppi della Sicilia così come del Trentino. “Per noi oggi è lo stesso primavera perché ci sono migliaia e migliaia di giovani, adulti e associazioni che stanno camminando insieme”, ha affermato il fondatore di Libera. Quarantamila per gli organizzatori, protagonisti soprattutto gli studenti, delle scuole di ogni ordine e grado, che hanno colorato il corteo con striscioni e cartelloni, uniti da uno slogan, il no forte e gridato alle mafie. “Serve alzare la voce quando altri scelgono un prudente silenzio”, l’invito di don Ciotti ricordando le parole di don Tonino Bello, il prete degli ultimi oggi in odore di santità, vescovo di Molfetta che predicava una chiesa “del grembiule”, indicando la necessità di agire nel sociale sulle cause della povertà e delle emarginazioni.

A sfilare nel corteo anche i segretari nazionali della Cgil, Maurizio Landini e Giuseppe Massafra, nello spezzone organizzata dalla confederazione pugliese. Presenti il presidente del Senato, Pietro Grasso; il reggente del Pd, Maurizio Martina; la presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi; il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.

La centrale Piazza Cavour che ha ospitato il palco per le conclusioni non è riuscita a contenere tutti i manifestanti, bloccati per le norme di sicurezza nelle vie adiacenti dove hanno potuto seguire la manifestazione dai maxischermi allestiti dall’organizzazione. Come ogni 21 marzo dal palco il lungo triste appello dei nomi delle vittime innocenti di mafia, nella città di Francesco Marcone, il dirigente dell’Ufficio del registro ucciso il 22 marzo del 1995. Un assassinio rimasto senza colpevoli: da anni la figlia del funzionario statale, Daniela, è impegnata con Libere e oggi ne è la vicepresidente. “Il 70 per cento dei familiari delle vittime non conosce i nomi dei responsabili di questi omicidi. Così come a Foggia”. Ma, ha ricordato don Ciotti, “noi sappiamo bene che i colpevoli passeggiano per le vie della città. Questi familiari, le nostre comunità, hanno bisogno di verità”.

La scelta quest’anno è caduta su Foggia a seguito della guerra di mafia che ha insanguinato lo scorso anno la città capoluogo e il Gargano. “Grazie, la città ha risposto. Ma questa giornata non è mai un episodio, è un momento che richiama tutti, ogni giorno, non a gesti di eroismo ma a una cultura di responsabilità. La forza delle mafie, lo ripetiamo ogni volta – ha detto il fondatore di Libera –, è fuori dalle mafie, la loro forza è la nostra debolezza. La memoria che coltiviamo non è testimonianza ma memoria viva, contro un paese che spesso sembra aver perso la memoria di quello che accade, di quello che ha vissuto. E questo è un favore alle mafie”.

Quindi un richiamo alle emergenze da affrontare per togliere linfa alla criminalità. “Cinque milioni di uomini e donne in povertà assoluta, due milioni e mezza di giovani che finiscono la scuola e non trovano un lavoro. Sono i grandi esclusi cui devono andare le attenzioni delle istituzioni. Se non si investe sui giovani significa che il Paese non investe sul suo futuro”. Noi vinceremo, ha concluso don Ciotti, “questo è certo noi vinceremo e le mafie perderanno. Lo dice questa piazza oggi, lo dice l’impegno quotidiano di ognuno di noi che deve continuare oltre il 21 marzo”.

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