Le notizie dell’operazione Sabr, portata avanti dai Ros e coordinati dalla Dda di Lecce, che ha portato all’arresto di sedici persone, tra titolari di aziende e caporali locali ed etnici, è stato oggetto di discussione e commento nel Direttivo della Flai Cgil di Palermo, nell'ambito di un incontro sui temi della legalità e dei diritti, svoltasi oggi a Polizzi Generosa (Palermo), nell'ambito del gemellaggio tra la Flai di Foggia e Palermo.
I segretari generali della Flai Puglia, Giuseppe Deleonardis, e della Flai Sicilia, Salvatore Tripi, hanno con soddisfazione commentato come questo sia un risultato positivo di lotta al lavoro nero e a tutte le illegalità, messe a segno dallo Stato contro caporali e aziende, che fanno dello sfruttamento e della riduzione in schiavitù l’elemento centrale del modo di fare impresa e di competizione economica. L’operazione ha dimostrato le forti correlazioni tra imprese e malavita organizzata su scala interregionale secondo i flussi e le mobilità territoriali da Nardò-Rosarno alla Sicilia, con al centro lo sfruttamento della manodopera agricola, in particolare dei nuovi schiavi.

I segretari generali hanno dichiarato che questa operazione è da ascrivere, oltre alle forze dell'ordine e dello Stato, alla forte mobilitazione dei lavoratori agricoli e immigrati,
con lo sciopero e denunce di merito attivate a Nardò e dalla forte capacità di iniziative della Flai e a tutti i livelli, che ha fatto della richiesta di una legge per rendere il caporalato reato penale un obiettivo non più irrinunciabile, di fronte ai gravi fenomeni sempre più presenti nel paese di riduzione in schiavitù e sfruttamento. L’azione e l’arresto di imprenditori pugliesi e siciliani dimostra come il sistema di connivenza tra pezzi delle istituzioni e associazioni datoriali, che hanno sempre negato il fenomeno o tentato di circoscriverlo e relegarlo strumentalmente solo in capo ai caporali e non a chi utilizza l’intermediazione e ne organizza lo sfruttamento per annullare diritti e tutele contrattuali, è possibile sconfiggerlo nel nome della civiltà e democrazia, contro le illegalità diffuse e la cultura che la sottende, che nel nome del profitto e dell'impresa giustifica anche le forme più bieche di criminalità organizzata.

Lotta che non può essere episodica, che richiede maggiore intensità da parte delle istituzioni e delle Regioni, con misure più incisive e nuove norme in grado di bloccare e revocare finanziamenti pubblici e risorse comunitarie, applicando e dando attuazione, vedi in Puglia, agli indici di congruità avversati dalle associazioni datoriali, che hanno prodotto ricorso al Tar e che vedono pezzi della Giunta compiacenti, che di fatto hanno arrestato le procedure attuative previste dalla legge e alle associazioni, chiedendo, come ha fatto la Confindustria, l'espulsione dalle loro organizzazioni di quanti fanno dello sfruttamento e della concorrenza sleale il modo di fare impresa e di comprimere diritti e dignità del lavoro.