“Esprimiamo la nostra più ferma contrarietà riguardo alla decisione del governo italiano di costituirsi parte civile a difesa della norma del Codice Rocco che punisce l'istigazione al suicidio. Si applichi la legge sul biotestamento”. È quanto dichiara Maria Gigliola Toniollo, responsabile Ufficio nuovi diritti Cgil nazionale.

“Avevamo infatti salutato con grande favore la decisione della Corte d'Assise di Milano che, nel corso del processo a Marco Cappato, aveva ritenuto di rinviare alla Suprema Corte la questione sulla costituzionalità di quel reato”, sostiene Toniollo: “Un reato, mai dimenticarlo, inserito nel nostro ordinamento dal codice penale Rocco, partorito dal regime fascista e dal quale, oggi come non mai, sarebbe opportuno prendere le distanze”.

Per la dirigente sindacale, “dal momento dell'approvazione della legge sul biotestamento si è assistito a una serie di spiacevoli episodi, a partire dalle intemerate dichiarazioni del ministro Lorenzin su una presunta previsione di obiezione di coscienza, passando per gli inaccettabili e sospetti ritardi nell'emanazione delle norme applicative di quella legge. Per arrivare poi all'attuale inspiegabile posizione del governo. Come se - continua Toniollo - per farsi perdonare l'emanazione di un provvedimento da lungo atteso e finalmente varato, si volesse adesso accontentare la componente più reazionaria del nostro Paese e della nostra politica”.

“Torniamo quindi a chiedere la piena applicazione della legge sul biotestamento - conclude Toniollo - a partire dall'istituzione dei registri in tutti i comuni”.