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“Oggi il tema è come provare a salvare una compagnia aerea dove ci sono 12mila persone, ma anche molte migliaia negli aeroporti che lavorano per Alitalia”. Così il segretario nazionale della Filt Cgil, Nino Cortorillo, il giorno dopo il no al referendum da parte dei lavoratori di Alitalia aggiungendo che “noi siamo arrivati alla fine ed ora tutti, sindacati, azionisti, lavoratori, governo devono capire se ci sono strade da intraprendere ed impedire che l’aereo di Alitalia viaggi senza pilota e non si sappia quale sia il destino”.
“Per noi - prosegue - fare una trattativa subordinata al fatto che l’azienda fallisse senza un accordo sindacale è stata la peggiore situazione in cui un sindacato si potesse trovare. Rimango convinto - sostiene Cortorillo - che con l’accordo del 14 aprile scorso, anche se era un accordo brutto, abbiamo fatto bene e, in una scelta di democrazia, abbiamo consegnato ai lavoratori la decisione finale. Senza quell’accordo il Cda di Alitalia si sarebbe riunito e avrebbe preso le decisioni che prenderà nei prossimi giorni. Penso che, mantenendo in vita un’azienda, si può migliorare quello che non va bene ma se l’azienda muore, il tema di Alitalia sarà solo oggetto di dibattito”.
Il no al referendum ha vinto con il 67%. Gli aventi diritto erano 11.646. I voti totali 10.173. Tra questi i sì all'accordo sono stati 3.206 i no 6.816, le bianche 17 e le nulle 134. Il personale - l'affluenza è stata pari a circa il 90% - è stato chiamato in questi giorni a pronunciarsi sul pre-accordo sottoscritto il 14 aprile scorso al ministero dello Sviluppo economico da azienda e sindacati.