La Fiat e i sindacati firmatari degli accordi aziendali si riuniscono oggi a Torino. Oggetto dal tavolo, fissato da tempo, è il rinnovo del contratto collettivo dei circa 86mila dipendenti. Ma c'è da scommettere che il tema principale riguarderà Pomigliano e i 19 lavoratori che rischiano di uscire da Fabbrica Italia per far posto agli altrettanti iscritti Fiom che devono essere reintegrati per ordine del giudice. 

Il segretario generale della Fim, Giuseppe Farina, sottolinea che non c'è nessuna alcuna trattativa da fare su Pomigliano: Fiat deve fare un passo indietro e la Fiom 'un passo avanti e firmare anch'essa gli accordi sindacali approvati dalla maggioranza delle Rsu'.

Per il leader della Fiom Maurizio Landini, invece, "non c'è nessuno scambio" in vista, perché Fabbrica Italia non c'è più, ma "se si vuole fare una discussione vera, la si faccia sul nuovo piano e noi siamo pronti a sederci al tavolo per trovare un nuovo accordo. Prima però si ripristini la legalità in fabbrica, si rispettino le sentenze e la Costituzione".

E il segretario della Cgil Susanna Camusso con una lettera inviata ieri al Corriere della Sera torna a definire "intollerabile" la logica della Fiat e chiedendo al governo di "avere coraggio e fare un decreto per la rappresentanza in azienda".

Nel frattempo Carlo De Benedetti sceglie l'ironia per commentare la vicenda dei 19 dipendenti di Pomigliano: "Penso sia andata bene. Poteva fare uno ogni dieci come i tedeschi. Trovo sia inaccettabile". E' una storia "talmente assurda e non capisco che logica possa esserci".

Per l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, il presidente del gruppo L'Espresso ha però anche parole di stima: lo definisce "un grande ristrutturatore, con il merito di aver ristrutturato sia Fiat che Chrysler". Fiat e l'Italia possono ancora stare insieme? Chiede Fazio e De Benedetti risponde che "dipende dalla Fiat. L'Italia quello che poteva fare per la Fiat l'ha fatto 4-5 volte negli ultimi 50 anni". "Quel che bisogna fare - conclude - è fare automobili".