“Una decisione grave che va contro la salute e la libertà delle donne”. E' quanto afferma il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, in merito alla decisione del governo che ieri “quasi di soppiatto e con un labile quanto evidente pretesto, quello di 'salvaguardare l'integrità e la validità del sistema giudiziario nazionale', ha ceduto alle pressioni più conservatrici, presentando alla Corte europea dei diritti dell'uomo la domanda per il riesame della sentenza del 28 agosto 2012, che bocciava il divieto di effettuare la diagnosi pre-impianto sugli embrioni, previsto dalla legge 40”.

Secondo la dirigente sindacale, con questa decisione, “il governo ignora analisi e sollecitazioni della comunità scientifica, soprattutto facendo finta di ignorare che il divieto vale solo per chi non può permettersi di andare all'estero”. La Cgil, quindi, giudica “grave questo atto governativo perché promuovere giustizia e salute, sta prima di tutto nel rispettare la libertà delle persone e, in questo caso, nel consentire alle coppie fertili portatrici di malattie genetiche di accedere a una fecondazione assistita che preveda la diagnosi pre-impianto, in modo da scongiurare sofferenze evitabili a donne e bambini.

Infatti, aggiunge, “tanta è l'importanza, la delicatezza e l'urgenza della questione che la Corte aveva accettato di non rispettare la regola del previo esaurimento dei ricorsi interni”. Per Lamonica “siamo ancora una volta, in perfetta continuità col governo precedente, al tentativo di salvare  gli ultimi pezzi della legge 40, che ben 19 decisioni italiane ed europee stanno smantellando in quanto incostituzionale ed ideologica, ed a un ennesimo attacco alla salute e alla libertà delle donne”, conclude.