Nei paesi dell'ex blocco sovietico vengono abbandonati 15mila minori ogni anno. E' quanto emerge da una ricerca diffusa oggi (21 novembre) dall'Unicef. L'organizzazione delle Nazioni Unite spiega che si tratta di un'eredità del blocco comunista: i cittadini affidavano allo Stato la responsabilità di allevare bambini attraverso la pratica dell'abbandono. Il rapporto prende in considerazione 21 paesi europei ed asiatici dell'ex blocco.

Attualmente circa 1,3 milioni di bambini e ragazzi sotto i 18 anni in Europa dell'Est e Asia centrale vivono separati dalle loro famiglie. "Sono le cifre più alte al mondo", spiega la ricerca. La direttrice regionale dell'Unicef, Marie-Pierre Poirier, ha commentato questi dati: "Molti paesi puntano ancora oggi sul collocamento in massa nelle istituzioni, ignorando le prove esistenti che questo va a scapito degli interessi dei bambini e provoca handicap fisici e cognitivi che si trascinano per tutta la vita".

Nello specifico, la metà dei 31mila bambini con meno di tre anni negli orfanotrofi dell'area si trovano in Russia. Con 654 bambini nelle istituzioni su 100mila con meno di tre anni, la Bulgaria ha il primato degli abbandoni per questa fascia d'età.

In alcuni Stati si registra anche un miglioramento. Nell'area gli abbandoni totali sono diminuiti negli ultimi dieci anni, con l'eccezione di Bosnia-Erzegovina, Tagikistan e Macedonia, che riportano "un aumento allarmante". Croazia, Romania e Serbia hanno proibito il collocamento in orfanotrofio dei bambini sotto i tre anni.

In ogni caso, fa notare l'Unicef, spesso l'abbandono è conseguenza della grave povertà della famiglia di provenienza. L'organizzazione si augura quindi misure di prevenzione contro l'abbandono, come sostegno alle madri single e la moltiplicazione dei centri giornalieri per accudire bambini con handicap.