Dieci giorni di sciopero degli addetti portuali di Gioia Tauro, da oggi (giovedì 13 aprile) a lunedì 24, sono stati indetti dai sindacati per protestare contro i 400 licenziamenti (381 operai, 19 impiegati) annunciati dalla Mct, la società che gestisce il terminal container dello scalo. E per sollecitare tutte le istituzioni ad accelerare lo sviluppo dell’area, come disegnato nell’Accordo di programma firmato nel luglio scorso (presso il ministero delle Infrastrutture) da governo, Regione, Autorità portuale e parti sociali.

“Gli effetti dei licenziamenti – commenta il segretario generale Filt Cgil Calabria Nino Costantino – sarebbero drammatici per i lavoratori, le loro famiglie, l'economia della Piana di Gioia Tauro e dell'intera regione”. L’esponente sindacale denuncia “l’atteggiamento, l’arroganza e l’incoerenza della Mct”, chiedendo al governo centrale “non parole ma fatti concreti: è uno sciopero che parla all'Italia per dire che il porto di Gioia Tauro è risorsa nazionale, che non ci sono solo Genova e Trieste”. Sollecita la Regione, inoltre, ad “alzare la testa, dare un segnale, ridestarsi dal torpore, battendosi veramente per la Calabria” e a ottenere “dal presidente Gentiloni una riunione immediata con i sindacati e la Mct”.

Per il segretario regionale della Filt “le parole ormai non bastano più”. Gli investimenti promessi non si sono concretati: “Il progetto del bacino di carenaggio è praticamente fermo, il gateway ferroviario è ancora lontano dalla sua realizzazione, la Zona economica speciale è tuttora in alto mare”, ed è per questo che i sindacati chiedono al governo una “corsia preferenziale” per la loro realizzazione.

Stenta a partire anche l’istituzione dell'Agenzia per la somministrazione del lavoro e per la riqualificazione professionale, varata con l'ultimo decreto-legge per il Mezzogiorno. “Nell’accordo di programma del luglio scorso – prosegue Costantino – si era stabilito che l’Agenzia sarebbe durata tre anni, proprio per accompagnare nel tempo gli investimenti e il reingresso degli eventuali esuberi. Ma già molti mesi sono passati senza che nulla sia accaduto, e la nostra preoccupazione aumenta”.

A sostenere l’iniziativa di mobilitazione messa in campo dalle federazioni ci sono anche le segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil. “L’atteggiamento dell’azienda è incomprensibile intanto nei metodi, perché cerca di interpretare in maniera inadeguata quanto la legge prevede sull’esame congiunto” scrivono i segretari Angelo Sposato, Paolo Tramonti e Santo Biondo: “Ma la presa di posizione dell’azienda appare fuori luogo e incomprensibile anche nei modi, soprattutto rispetto a quello che il sindacato e i lavoratori hanno dato prova di mettere in atto in termini di sviluppo e produttività aziendale”.


Anche Cgil, Cisl e Uil della Calabria stigmatizzano “l’atteggiamento del governo che, con il suo disimpegno, sta costellando di incertezze quel percorso di protezione e di rilancio dello scalo che era stato sottoscritto lo scorso anno a Palazzo Chigi”.
 E accusano la Regione di mostrarsi “incapace di rispondere alle esigenze di rilancio della struttura portuale: il presidente e la sua giunta rendono nuovamente palese la loro inadeguatezza nel rispettare quello che era uno dei punti cardine del proprio programma elettorale”.