SORRENTO (NAPOLI) -  “Si parla di riforma, ma si vuole tornare al primato della politica sulle amministrazioni pubbliche”. Così il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, conclude oggi (16 aprile) i lavori del nono congresso nazionale della Funzione pubblica. “Si punta a ridurre il perimetro di tutti gli spazi pubblici, dall’assistenza alla sanità fino agli enti locali. Al contrario non si valorizza la competenza, l’autonomia e il valore del lavoro pubblico. Dentro l’attacco dei ‘fannulloni’ ci sono tutti questi obiettivi. Non c’è un progetto vero di riforma – prosegue -, per questo dobbiamo rovesciare l’impostazione del governo: siamo noi i primi a voler premiare e rendere produttivo il lavoro pubblico”. Il leader vede un “corollario di fondo” della maggioranza: “Che il lavoro pubblico non sia efficiente: da qui la privatizzazione dell’acqua, contro la quale sosteniamo il referendum per vincerlo”.

Poi c’è il problema dei rinnovi contrattuali. “Il modello contrattuale è un misto di restrizioni – ricorda il segretario -, ci sono punti totalmente inaccettabili: per esempio, quando si valuta l’inflazione si fanno pagare due volte i lavoratori sui prezzi delle materie prime importate”. Sui soldi per i contratti: “Brunetta ci aveva garantito che avremmo avuto risorse sufficienti per avviare il confronto. Ma oggi queste non ci sono. E dalle notizie che arrivano dal Tesoro, sembra che ci aspetti un periodo di ‘lacrime e sangue’”. L’esecutivo “non dà la soluzione per i precari, non riapre i concorsi, non prevede risorse”, aggiunge.

Il segretario torna a  parlare degli effetti della crisi: “In realtà, per le sue caratteristiche unisce i lavoratori di tutti i settori. La responsabilità del governo non è nelle cose che ha fatto, rimettere i conti a posto o fare un’operazione sulla cassa in deroga. Il problema è le cose che non ha fatto: non basta stare attenti al deficit, la crisi non si supera senza un’idea. Siamo noi della Cgil –a suo avviso – che dobbiamo porre al paese la necessità di questo progetto, come fanno gli altri Stati europei. Tutti si sono mossi sulla base di un progetto, noi siamo rimasti sostanzialmente fermi. Questo significa lasciare fuori milioni di persone ad affrontare da sole le conseguenze della crisi. In questa filosofia perde l’idea di coesione del paese, di condivisione del futuro, di appartenenza a una comunità che non usa le armi della rassegnazione”.

Epifani saluta il segretario generale uscente, Carlo Podda, e annuncia che la segreteria confederale gli farà una proposta dopo il congresso: “Resta un dirigente della Cgil”. Rivolto alla nuova segretaria, Rossana Dettori, afferma: “Come centro confederale, abbiamo fatto la migliore scelta possibile. Vorrei che la apprezzaste tutti. Dobbiamo aiutare la funzione pubblica che uscirà da Sorrento, perché una categoria spaccata a metà non si governa. Ci vorrà tempo per superare le scorie del congresso – conclude -, ma faremo tutto il possibile perché confederazione e funzione pubblica lavorino in sinergia. I problemi che abbiamo non ci consentono altre scelte”.