Partita da alcuni giorni, la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori dell’industria alimentare privata, proclamata dalle segreterie nazionali di Flai Cgil, Fai Cisl  e Uila Uil, a sostegno del rinnovo del contratto nazionale di lavoro, scaduto il 30 novembre scorso, che coinvolge oltre 400.000 lavoratori sul territorio nazionale e, in Emilia Romagna, oltre 68.000.

"Abbiamo giudicato insoddisfacenti le risposte fornite da Federalimentare sul salario e su alcune richieste contenute in piattaforma relative a istituti fondamentali del contratto – spiega Umberto Franciosi, segretario generale della Flai regionale –. In particolare, è inaccettabile la pretesa della parte datoriale di voler concludere un accordo basato esclusivamente sulla penalizzazione complessiva delle retribuzioni, prevedendo nessun aumento economico nel 2016, mentre, dal 2017, un aumento di 7 euro al mese!"

"Nel contempo, le imprese hanno chiesto come contropartita il blocco degli scatti di anzianità e l'eliminazione dei premi di produzione congelati. Sempre i datori di lavoro, hanno rivendicato l'innalzamento delle ore di flessibilità contrattuale, l’aumento del periodo di calcolo della durata media settimanale della prestazione lavorativa, compreso lo straordinario, prevedendo così uno scenario in cui si disarticolava completamente l’orario di lavoro settimanale", prosegue il sindacalista.

"Nessuna disponibilità a trattare su alcuni importanti temi come quello degli appalti, per garantire un minimo di diritti e tutele ai lavoratori coinvolti. Nessuna disponibilità per armonizzare le procedure dei licenziamenti collettivi o per mantenere le norme contrattuali che regolano i licenziamenti individuali. Una rottura pesante, in controtendenza rispetto alla tradizione di rinnovi contrattuali che questa categoria può vantare nelle sua storia di relazioni sindacali. Una rottura che si è consumata dopo 14 incontri tecnici e due plenarie", continua il dirigente sindacale.

"Vista l’impossibilità di trovare una soluzione che potesse conciliare le parti, nella notte dell’11 gennaio, la delegazione trattante e le segreterie nazionali di Fai, Flai e Uila, hanno dichiarato lo stato di agitazione con un pacchetto di 12 ore di sciopero: 4 a livello aziendale, articolate, da svolgersi entro il 22 gennaio, mentre le altre 8 ore per il 29 gennaio", precisa Franciosi.

"Le prime aziende che hanno scioperato nel territorio regionale evidenziano altissime percentuali di adesione, fra queste: Barilla, Parmalat, Nestlè, Felinese, Alcisa, Cannamela, Ferrarini in cui si sono fermate le produzioni; nei vari stabilimenti di Grandi Salumifici Italiani presenti nel territorio regionale l’astensione dal lavoro va, mediamente, oltre il 90%; stessa percentuale anche alla Felsineo e Boschi. Dati che evidenziano l’altissima attenzione e preoccupazione dei lavoratori, i quali non comprendono la rigidità e la provocazione di Federalimentare e che vogliono conquistare un contratto dignitoso e coerente con la storia contrattuale di questa categoria e che redistribuisca un po’ della ricchezza che questo settore ha creato anche in questi anni di crisi", conclude l'esponente Flai.