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Più che una vertenza, ha i contorni di una mattanza: 497 lavoratori licenziati sui 537 occupati e, di conseguenza, fine di un’importante realtà industriale italiana come la Embraco, azienda del gruppo Whirlpool, di Riva di Chieri (Torino). Per cercare di scongiurare l’ennesima crisi industriale si tiene oggi (venerdì 12 gennaio) a Roma, alle ore 14 presso il ministero dello Sviluppo Economico, un incontro tra governo, azienda e sindacati. La compagine ministeriale, inoltre, si è impegnata a coinvolgere nella vicenda anche Whirlpool Usa, di cui Embraco fa parte. E sempre oggi i lavoratori manifesteranno a Torino, alle ore 18 davanti al Lingotto, in occasione dell'appuntamento nazionale degli amministratori del Pd, chiedendo di incontrare il premier Paolo Gentiloni, cui poter esporre la propria situazione.
Un'ora di sciopero hanno indetto per oggi (venerdì 12 gennaio) anche i lavoratori della Embraco di Cassinetta di Biandronno (Varese), in solidarietà con i colleghi di Riva di Chieri (Torino). "Chiediamo alla Whirlpool corporation - affermano i delegati del sito di Cassinetta - di attivarsi con l'Embraco per aprire un confronto e trovare un dialogo costruttivo per non disperdere un patrimonio industriale, ritirando i licenziamenti". All'azienda si rivolgono anche i delegati Fim, Fiom, Uilm e Cobas dello stabilimento Whirlpool di Siena. "Cara Whirlpool, si parte male" si legge nell'appello lanciato dalle Rsu: "Non ci saremmo aspettati una soluzione così drammatica, speriamo che ci possano essere spiragli per una soluzione alternativa. Il tempo sta finendo, come la nostra pazienza: siamo pronti a difendere il nostro lavoro con le mani e con i denti, non vogliamo essere schiacciati da logiche di profitto. Chiediamo risposte, piani industriali seri e il lavoro che aspettiamo da anni".
“Lo scenario che ci viene presentato - commenta Federico Bellono, segretario generale della Fiom Cgil di Torino - è di gran lunga il peggiore tra quelli che si potevano prefigurare: dalla riduzione dei volumi annunciata nelle scorse settimane si passa al loro azzeramento, e quindi alla chiusura dell'attività”. La comunicazione del licenziamento collettivo, infatti, è arrivata a tre mesi dalla decisione, riferita dall'azienda il 26 ottobre scorso, di ridurre i volumi produttivi assegnati allo stabilimento torinese (che produce compressori per frigoriferi), delocalizzando la produzione in altri impianti del gruppo. Tale scelta ha reso impossibile l'utilizzo dei contratti di solidarietà applicati fino all'autunno e, se confermata, determinerà la chiusura definitiva dell'impianto. “La totale assenza di responsabilità sociale da parte della Embraco - prosegue Bellono - è inaccettabile per le istituzioni, oltre che per i lavoratori. Che comunque non potranno che essere ancora più determinati in tutte le iniziative possibili a difesa della loro fabbrica, tanto più che ci giunge notizia che già in queste ore la direzione aziendale stia svuotando gli uffici”.
Dal 26 ottobre scorso i lavoratori sono in presidio permanente davanti ai cancelli dello stabilimento per protestare contro il mancato rinnovo dei contratti di solidarietà. E dal 4 gennaio, data dell’annuncio dei licenziamenti, la loro protesta si è acuita, culminando giovedì 11 in un corteo spontaneo per le strade di Riva di Chieri. “L'annuncio del 4 gennaio dimostra che l'azienda aveva già scelto questa via già da molto tempo, trasformando tutti gli incontri sindacali di questi mesi in una messinscena” commenta Lino Lamendola (segreteria provinciale Fiom Cgil). Un comportamento reso ancora più chiaro, secondo il sindacalista, nell'incontro al ministero dello Sviluppo economico del 13 dicembre scorso: “Quale azienda, che fosse stata ancora incerta sul da farsi, non avrebbe presentato almeno uno straccio di piano industriale che le avrebbe dato la possibilità della cassa integrazione? E invece niente. Infatti, ai rappresentanti dell'Embraco dicemmo proprio questo: voi vi presentate con niente in mano perché avete già deciso”.