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“I lavori non sono uguali per tutti. Il lavoro nel settore delle costruzioni, per esempio, è usurante per il fisico, ma non lo è per la legge italiana”. È quanto scrivono in una lettera-appello Vito Panzarella, Franco Turri, Walter Schiavella, segretari generali di Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil, in un testo rivolto al ministro Giuliano Poletti, che domani alle 14,30 discuterà con i vertici di Cgil Cisl Uil di previdenza e politiche del lavoro.
Il messaggio quindi prosegue: “Ci sono edili e cavatori che a 67 anni continuano a sopportare carichi pesanti e a lavorare sulle impalcature, con rischi altissimi per l’incolumità propria e dei loro colleghi. Non è un caso che l’età media dei lavoratori delle costruzioni vittime di infortuni aumenti esponenzialmente ogni anno. È ora di intervenire”. “Il confronto in corso tra il governo e i sindacati confederali sulla flessibilità delle pensioni è sicuramente positivo e deve tener conto della specificità di alcuni settori, come per l'appunto l’edilizia e le cave”, continuano i segretari, “ecco perché Cgil, Cisl e Uil chiedono che l’uscita pensionistica flessibile non comporti penalizzazioni economiche e previdenziali, tanto meno per i lavori più gravosi. Per questi lavoratori vanno trovati adeguati strumenti e risorse che li accompagnino fino al traguardo della pensione”.
E se l’osservazione è che non ci sono risorse, proseguono Panzarella, Turri, e Schiavella, “noi abbiamo soluzioni serie e fattibili: nel quadro di un necessario intervento normativo di carattere generale con il conseguente investimento in termini di risorse, proponiamo di utilizzare anche le risorse contrattuali già accantonate”. Per i sindacati di categoria, sarebbe “un’occasione importante, in grado di assicurare una pensione dignitosa a chi per una vita ha faticato nei cantieri e nelle cave, e di dare al contempo speranze a tanti giovani in cerca di occupazione”, concludono, chiedendo che su questo tema si scriva “finalmente una pagina di giustizia sociale”.