“Su questa fabbrica grava una maledizione”. Gli infortuni sul lavoro secondo Dylan Dog: il personaggio della Sergio Bonelli Editore, tra i più popolari e longevi nella storia del fumetto italiano (nel 2009 ha compiuto 23 anni), li affronta nella prima storia dell’albo Maxi, in edicola dal 27 giugno. Titolo inevitabile: Le morti bianche.

Nel tradizionale contenitore estivo troviamo l’Indagatore dell’incubo nei panni di un operaio, impiegato presso la Formake Industries: da qualche tempo in fabbrica si verificano misteriosi infortuni, il detective è chiamato a indagare in incognito. Quindi si cala nell’universo dei lavoratori, dove lo aspetta una lunga galleria umana: il soggetto dedito alla causa, il veterano in attesa della pensione, il giovane che vuole cambiare mestiere, e anche l’operaia sindacalizzata pronta a reclamare i propri diritti davanti ai “padroni”.

La storia viene introdotta da una copertina significativa, firmata da Angelo Stano: Dylan osserva gli ingranaggi di una fabbrica, su modello quasi ottocentesco, rappresentata come un girone infernale dove i diavoli frustano i lavoratori per aumentare la produzione. L’episodio è scritto da Giovanni Gualdoni, uno sceneggiatore di 35 anni all’esordio sulle 94 pagine di Dylan Dog; i disegni, come sempre su questa pubblicazione, sono affidati a Montanari e Grassani, due illustratori storici del personaggio, che restituiscono l’ambiente aziendale con un palpabile senso di angoscia e claustrofobia.

La serie creata da Tiziano Sclavi, nonostante l’anzianità e il calo di qualità e idee negli ultimi anni, in questa occasione riafferma il suo potenziale sociale. E non perde nulla neanche dal punto di vista narrativo: il plot è sviluppato con mestiere e discreto senso del ritmo, la storia avanza senza intoppi fino al convincente colpo di scena finale. Non è un caso, probabilmente, che proprio un autore giovane abbia scelto un argomento particolarmente delicato. Le morti bianche ci ricorda che un fumetto popolare può guardare con attenzione alla realtà che lo circonda: se a livello metaforico la rappresentazione della fabbrica-mostro non è tra le più originali, infatti, dal punto di vista sostanziale il tema resta di assoluta attualità. Vedi ThyssenKrupp, vedi Umbria Olii, vedi alla voce incidenti sul lavoro.