Il vero problema che si pone al paese, nelle convulse e drammatiche ore nelle quali scriviamo, è come costruire la risposta all’emergenza di una crisi economica dalle conseguenze molto pesanti per tutti noi cittadini italiani. Crediamo sia evidente che le soluzioni a brevissimo termine, ma anche a medio e lungo, debbano consentire di restituire alla nostra comunità nazionale, alla nostra capacità di cavarcela nelle difficoltà e di essere solidali e perbene, quella fiducia in se stessa spazzata via da quasi vent’anni di strapotere berlusconiano.

E’ sufficiente che Silvio torni a casa?
Non crediamo, anche perché resterebbero sulla scena, in ogni caso, personaggi che si sono resi complici del tentativo di distruzione civile e morale del nostro paese. Ma soprattutto sarebbero in campo le inaccettabili politiche sociali ed economiche che hanno spaccato l’Italia in due: da una parte i “miracolati” di Silvio, i faccendieri, i condonati, i ricchi affaristi che hanno tratto beneficio dalla commistione tra politica e affari, evadendo il fisco e calpestando le regole, e naturalmente le tante brave persone che hanno creduto nel premier come “argine al comunismo”.

Dall’altra, milioni di lavoratrici e lavoratori,
pensionati, dipendenti delle aziende pubbliche o private, artigiani, commercianti e imprenditori onesti, tanta gente che le regole le ha rispettate, ha pagato le tasse ed è stata colpita dal neo liberismo cialtrone che ha imperato nel nostro paese. No, non possiamo accettare che a Silvio succedano i neo berluschini, i Tremonti, gli Alfano, i Brunetta.

Pensiamo che si possa risanare il paese, ridurre il debito pubblico,  riconquistare i mercati senza, come si dice, nuove “macellerie sociali”. Occorrerà discutere con l’Europa, con la Bce, con il Fondo monetario ma difendendo la sacra autonomia delle nostre scelte: sappiamo tutti che dobbiamo fare nuovi sacrifici, ma anche che chi può dovrà stavolta pagare di più. E nello stesso tempo rilanciare la crescita e l’occupazione, specie dei giovani e delle donne, sostenendo l’equità e i diritti dei lavoratori. E’ quello che chiede la Cgil e continuerà a farlo sabato prossimo nella manifestazione di Milano, in altre decine di appuntamenti, e nella grande manifestazione per ilo lavoro del 3 dicembre.