“Il dibattito sui dati Istat relativi al miglioramento occupazionale, al clima di fiducia e alle riforme introdotte dal governo Renzi e la svalutazione dell’euro sul dollaro e del quantitative easing (QE) realizzato dalla Bce, hanno suscitato l’entusiasmo di molti e del governo in particolare. Troppo rumore per nulla”. A dirlo è Massimo Balzarini della segreteria Cgil lombarda. “L’incipit della nota mensile dell’Istat di gennaio chiarisce che la situazione è in chiaroscuro. Il pregresso pesa. L’Italia negli ultimi anni cresce meno della media europea di 12,5 punti percentuali, e del 15 per cento in meno se consideriamo la Germania. La Lombardia ha valori migliori, ma cresce comunque meno di 7 punti percentuali rispetto alla media europea. Solo per l’Italia si tratta di una minore crescita (2003-2014) di 150 miliardi di euro”.

“Dove sono tutti questi dati positivi?”, si domande l'esponente della Cgil: “La produzione industriale è molto lontana da quella del 2010, con una perdita secca del 20%, mentre il settore delle costruzioni è diventato la metà del 2010. La Lombardia ha perso il 17% di base produttiva, prosegue il sindacalista, mentre cresce la propensione marginale al risparmio delle famiglie, che non è proprio un buon indicatore. Se le famiglie aumentano il risparmio dopo l’alleggerimento fiscale di 80 euro, vuol dire che hanno proprio paura del futuro. In una situazione così depressa e dopo anni di contrazione del reddito, non doveva crescere la propensione al risparmio, piuttosto quella al consumo”. Quanto alla disoccupazione, “tra il 2010 e il 2014 è cresciuta del 46%, mentre l’occupazione è diminuita del 3%, allargando la cosiddetta area degli inoccupati, quasi 3 milioni di persone”.

“Al momento - conclude l'analisi - non si hanno stime certe per il 2014, e per un arco di tempo sufficientemente lungo per raccogliere l’intero periodo della crisi (2008-2014); utilizzando però un modello cautelativo, si può dire che la disoccupazione manifesta qualcosa di più profondo. Il primo aspetto rilevante è la crescita della disoccupazione tra il 2008 e il 2014. Dall’inizio della crisi il tasso di disoccupazione della Lombardia cresce dal 3,7% (2008) all’8,2% (2014), mentre in Italia la disoccupazione passa dal 6,7% (2008) al 12,6% (2014). In altri termini la ristrutturazione del tessuto produttivo della Lombardia è stata più profonda e, probabilmente, più veloce di quella del Paese. Questo insieme di dati ci dice che occorre cautela nel dichiarare che si è cambiato verso. I problemi permangono, non c’è ripresa sostanziale, non ripartono i consumi e soprattutto non c’è rilancio dell’occupazione”.