Per chi come me, dopo aver vissuto tutta la giovinezza in un carcere, non riuscendo anche una volta libero a scordarsi più quella realtà, trovando le energie, per battersi, affinché vengano rispettati i diritti umani anche per le persone recluse, la notizia che arriva dalla Libia è drammatica e sconvolgente.

Nei pressi del carcere di Abu Salim a Tripoli è stata rinvenuta una grande fossa comune di 1.700 corpi di detenuti giustiziati nel 1996 dal regime dopo una protesta. Uno dei più grandi massacri perpetrati nelle carceri. In tante parti del mondo le carceri sono luoghi di tortura e di morte.

Il carcere in quei posti è il luogo di vendetta e di sadismo. La notizia di oggi è sconvolgente, ti lascia senza parole, senza pensiero, senza anima, in una profonda sofferenza interiore. Uccidere un detenuto è un crimine doppio, perché è già soggiogato e non può fare nulla.

Questa logica criminale non è stata purtroppo solo della Libia, ma di tanti regimi e di pratiche ideologiche deviate. Totalmente opposta la gestione delle carceri in paesi come la Svezia, la Norvegia, il Nicaragua dove la cultura del diritto esiste ed è avanzata.

Sul problema carceri, il nostro paese non è la Libia ma è molto sotto lo standard di civiltà. Impegniamoci e adeguiamoci alle nazioni più civili, la gestione delle carceri è un problema molto serio per una nazione che non va sottovalutato, al pari delle crisi finanziarie e di altri forti problemi.

* responsabile giustizia Pd dell'Aquila