Dopo la pausa pasquale, oggi, 7 aprile, approda al Consiglio dei ministri il Documento di economia e finanza, che darà l'ok al nuovo quadro macroeconomico, mentre è atteso per venerdì il Piano nazionale di riforme. Matteo Renzi promette di rilanciare la crescita senza lacrime e sangue e nuove tasse per gli italiani, ma i Comuni sono di nuovo sul piede di guerra.

“Con il governo è necessaria una discussione a monte, prima che decisioni e cifre diventino immodificabili. Anche perché‚ in questi anni sono stati i Comuni i primi ad aver contribuito al risanamento del Paese”. Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell'Anci, interviene così dalle colonne di Repubblica sul varo del Def.

“Dopo sei anni diciamo basta – continua Fassino - Siamo stufi di sentirci spiegare come bisogna gestire i Comuni da dirigenti ministeriali che un Comune non lo hanno mai visto. E non hanno mai amministrato nemmeno un condominio".

“Dal 2010 - spiega l'ex segretario Ds - i Comuni hanno contribuito al risanamento con oltre 17 miliardi, di cui 8,5 miliardi per il Patto di Stabilità e altri 8,5 come riduzione della spesa. Sforzo mai chiesto in uguale misura a nessuna altra amministrazione pubblica, partendo dai ministeri, mentre l'incidenza dei Comuni sul debito e sulla spesa pubblica è molto bassa”. “Alle amministrazioni che hanno la maggiore responsabilità del debito e della spesa pubblica - continua il presidente - non è stato chiesto un sacrificio pari a quello che hanno dovuto sopportare i sindaci”.

Intanto, anche le associazioni dei consumatori lanciano un allarme: se il governo non dovesse riuscire ad evitare l'attuazione delle “famigerate clausole di salvaguardia" aumenti di Iva e accise, tra ricadute dirette e indirette, costerebbero 842 euro in più di tasse l'anno a famiglia. E' l'allarme che lanciano Adusbef e Federconsumatori, sottolineando gli “effetti disastrosi sull'economia”. Per questo è “indispensabile” che il governo "trovi le risorse" eliminando “sprechi e privilegi” e potenziando “la lotta all'evasione”.