Il “grande assente” del Def (il Documento di economia e finanza) e della politica economica del governo è il tema del lavoro e dell’occupazione. Lo ha detto questa mattina (14 aprile) Susanna Camusso, nella conferenza stampa in cui la Cgil ha analizzato il Def e ha avanzato le sue proposte. Secondo il segretario generale della Cgil, il documento presentato dal governo Renzi lo scorso 10 aprile “si muove in continuità coi Def che hanno caratterizzato la lunga stagione della crisi che abbiamo alle spalle, e in continuità con l’idea che la politica economica sia fatta solo di tagli sul fisco”.

Ribadiamo l’inefficacia e l’effetto recessivo che hanno i tagli lineari”, aggiunge Camusso sottolineando che, nelle scelte del governo, “mancano azioni coraggiose, come il non taglio delle stazioni appaltanti. E si ripropone la vendita/svendita dell’apparato produttivo e delle municipalizzate”. La Cgil segnala anche “una grande preoccupazione sul Trasporto pubblico locale e sul ciclo dei rifiuti”: in pratica, in assenza di scelte, spiega Camusso, “è già determinato come sarà l’aumento della pressione fiscale sulle persone”.

Nel dibattito sulla pressione fiscale – prosegue il segretario Cgil – “non si affronta la progressione e il tema dell’evasione. Ma la cosa che particolarmente ci preoccupa è che il Def continua a basarsi sull’idea che il tasso di disoccupazione è al 12,3%, e che l’obiettivo non sia la riduzione progressiva di questo dato”. Per la Cgil è preoccupante che sia il Def del governo, sia la Commissione europea considerino un “fatto normale e naturale che l’Italia abbia una disoccupazione oltre il 12%”. “Per noi – prosegue Camusso - si racconta una crescita che non c’è, se non si affronta il dato della disoccupazione. È l’aumento dell’occupazione che determina positivamente la crescita”. Senza dimenticare le altre “emergenze” che riguardano il lavoro: ad esempio gli “ammortizzatori in deroga e l’assenza di una sostituzione – spiega Camusso -. Da qui a maggio ci sarà, temiamo, la trasformazione da una condizione di cassintegrato a quella di licenziato” per moltissimi lavoratori.

Le proposte del sindacato
“Esistono degli spazi di economia nazionale che andrebbero utilizzati per lo sviluppo. Noi non accettiamo l'idea che l'unico modo per uscire dalla crisi sia l'applicazione dei modelli europei. Certo, le proposte che avanziamo sono compatibili con lo schema europeo, ma non si muovono nella logica strutturale di quel modello. La logica è invece quella di determinare delle risorse per creare occupazione, e sono proposte attuabili.”

La prima proposta – ha continuato Camusso – è quella della tassazione delle grandi ricchezze. Non è una novità, ma si è rafforzata negli ultimi tempi la nostra convinzione che si debba fare. Perché si è aperta ulteriormente la forbice tra le grandi ricchezze che sono in crescita e l'impoverimento di lavoro e pensioni. Così come è ancora evidente che siamo un paese in controtendenza rispetto agli altri paesi europei anche nella ridistribuzione delle ricchezze”.

La seconda proposta della Cgil riguarda sempre il fisco. “Va modificata – ha detto il segretario generale – la legge sull'imposta di successione. Anche in questo caso, il confronto tra le norme italiane e quelle degli altri paesi ci svela che c'è una situazione assolutamente ingiusta, che alimenta la disuguaglianza. Quindi abbiamo articolato una proposta che salvaguarda la prima casa, ma che si misura col valore concreto dell'abitazione”.

“Le prime due proposte hanno come rifermento l'idea che sia il lavoro a determinare la crescita, ma che la disuguaglianza non sia la conseguenza della crisi ma la sua causa. Quindi il fisco può svolgere un ruolo nella redistribuzione della ricchezza. Non bisogna gestire la crisi ma contrastarla”, ha detto Camusso.

La terza proposta del sindacato, infine, riguarda le risorse della previdenza complementare (i fondi pensione dei lavoratori), quindi la contrattazione. “La portabilità e l'innalzamento dei fondi sono due proposte del governo che non ci sono piaciute – ha concluso il leader Cgil -. Noi pensiamo che quelle risorse, così, non diventino disponibili agli investimenti. Partiamo dai fondi contrattuali, ma questa idea può essere collegata all'insieme del risparmio di previdenza complementare. I principi sui quali basiamo la nostra idea sono la garanzia dei fondi previdenziali e il fatto che non possano essere utilizzati. Noi pensiamo che ci siano già oggi nella Cassa depositi e prestiti i fondi strategici utili a orientare le risorse da dedicare agli investimenti e allo sviluppo. Questo, ovviamente, contrasta l'idea dominante secondo la quale solo l'iniziativa privata può intervenire sullo sviluppo. Non è così: c'è la possibilità di rendere positivo l'utilizzo dei fondi di previdenza restando all'interno della garanzia del risparmio”.

Commentando la proposte sui fondi pensione, Camusso ha detto: "Il valore di una grande organizzazione non è solo fare le cose in contrapposizione al governo, ma anche mettere in campo iniziative proprie per il bene del paese. Se le adesioni ai fondi pensione sono le stesse del 2007 - ha spiegato - non è un risultato negativo, visto che è calata di molto l'occupazione. La nostra proposta vuole essere anche una strada per rilanciare la previdenza complementare". Poi sulla patrimoniale: "Continuiamo a pensare che un'imposta sulle grandi ricchezze finanziarie sia un elemento di equità. Ovviamente bisogna distinguere tra i veri grandi patrimoni e una prima abitazione, per esempio, senza fare propaganda: allora indichiamo precisamente qual è il campo da considerare, secondo una linea di giustizia ed equità sociale. La patrimoniale può determinare un'entrata di circa 10 miliardi, può portare occupazione per giovani uomini e donne del paese".

Camusso ha criticato ancora il "tesoretto" da 1,6 miliardi annunciato dal governo. "L'esecutivo parla di 'tesoretto', ma poi il Def dice che bisogna recuperare tra 10 e 16 miliardi di tagli alla spesa. Ci vuole un po' di onestà intellettuale". Il segretario confederale, Danilo Barbi, ha aggiunto: "Siamo il paese dei patrimoni: il rapporto tra patrimoni e redditi medi è 8 a 1. Vogliamo ricordare che in Italia ci sono molti soldi: oggi 2 milioni di famiglie su 25 milioni posseggono 1.300 miliardi di ricchezza solo finanziaria, senza immobili. Per questo proponiamo una tassazione percentuale progressiva per i redditi 350mila euro".