Il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso conferma davanti alla Commissione Giustizia della Camera il suo giudizio negativo sul ddl intercettazioni e anzi sottolinea che "talune modifiche apportate al ddl sulle intercettazioni lo hanno addirittura peggiorato anche per quanto riguarda le indagini sulla mafia e il terrorismo".

In particolare Grasso ha spiegato che le modifiche hanno introdotto "limitazioni alla intercettazioni per i delitti ordinari che possono essere estese anche ai reati di mafia con il rischio di provocare effetti devastanti, sulle indagini, non voluti nemmeno dallo stesso legislatore". Il procuratore inoltre ha messo in evidenza il rischio che sfuggano alle intercettazioni "i gruppi di criminalità organizzata non di tipo mafioso, ma ugualmente pericolosi come quelli composti da elementi italiani e stranieri, che colpiscono soprattutto le regioni del centro-nord e mettono a repentaglio la sicurezza dei cittadini: questo perché il regime delle intercettazioni previsto per la mafia e il terrorismo non si potrà estendere anche alla criminalità organizzata comune".

Grasso inoltre ha messo in evidenza come "le intercettazioni ambientali non si potranno più fare nei luoghi privati di dimora perché hanno bisogno, per essere autorizzate, della dimostrazione che in quel posto si sta commettendo un reato: agli inquirenti, in sostanza, si chiede di fornire una 'prova diabolica' impossibile da fornire".