Dopo vari rinvii, il 27 settembre il Consiglio dei ministri ha approvato la variazione al Documento di economia e finanza. Una correzione necessaria perché i parametri economici alla base del Def approvato la scorsa primavera dal governo si sono rivelati sbagliati per eccesso. Quindi, con quelle previsioni, sarebbe stato impossibile preparare la legge di bilancio. “In sostanza, si è palesato, nero su bianco, quello che la Cgil andava dicendo da tempo. L'analisi economica che ha fatto il governo era quindi sbagliata. E anche le sue politiche sono state altrettanto sbagliate”. E' questo il commento che Danilo Barbi, segretario nazionale del sindacato di Corso d'Italia, ha rilasciato ai microfoni di Italia Parla su RadioArticolo1.

 

Con le politiche messe in atto dal governo non si fa la ripresa – ha continuato Barbi -, semplicemente si rimane nella situazione in cui la recessione e la crisi hanno portato il paese. Quindi dentro una drammatica debolezza economica e con una terribile crisi sociale e del lavoro. Il sistema economico italiano è fermo. Non è mai ripartito. Siamo in stagnazione, una stagnazione che viene dopo due recessioni”.

Il nostro è oggi, per il segretario Cgil, un paese “spaventato”, “in cui il 50% dei giovani è precario”, “il 40% è disoccupato”, con “una riduzione significativa delle iscrizioni all'università”. E poi se in Italia, all'inizio della crisi “erano 5 milioni e mezzo le persone che non riuscivano a pagare le proprie cure”, “ora sono diventate undici milioni”. E per la prima volta “la speranza di vita è diminuita invece che aumentare”. “Abbiamo tutti i prodromi di una crisi sociale – conclude Barbi -. In questa situazione, è quindi inutile tagliare le tasse e i costi alle imprese in modo indifferenziato”.

L'analisi di Barbi sull'economia italiana è molto chiara: “Non c'è abbastanza domanda. E la domanda si costruisce solo aumentando la spesa pubblica, e creando direttamente lavoro, in particolar modo per giovani e donne”. In questa direzione va infatti il Piano straordinario per l'occupazione giovanile e femminile che la Cgil ha presentato qualche settimana fa, e che “potrebbe creare 600 mila posti di lavoro per giovani, donne e disoccupati di lungo periodo”, attraverso “assunzioni dirette o indirette dello Stato su grandi progetti di utilità sociale”.

Quello che il ministro dell'Economia Padoan e il premier Renzi stanno chiedendo all'Europa, invece, è soltanto un po' di flessibilità in più all'interno di una politica di austerità. “Per uscire da questa situazione – ha concluso il dirigente sindacale -, bisogna invece superare il dogma della politica europea dell'austerità”. Dopo una crisi, “bisogna subito aumentare la spesa pubblica”. E in Italia avremmo anche dei margini per una politica espansiva prudente. “Perché abbiamo molta più ricchezza privata e molta più evasione di quanta non ci sia in Francia, in Germania e negli altri paesi europei. Quindi se si volessero fare delle scelte politiche vere, si potrebbe facilmente aggredire l'evasione in modo preventivo, e agire sui grandi patrimoni del paese che spesso sono formati anche grazie a quell'evasione. Solo così si potrebbe cambiare verso per davvero.”