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Con 165 voti a favore, 111 contrari e 2 astenuti questa notte il Jobs Act del governo Renzi ha ricevuto il via libera del Senato, dopo un’intera giornata di scontri verbali e bagarre in aula, mentre nel paese scoppiano proteste nei luoghi di lavoro contro l'attacco ai diritti. Una riforma che ha ricevuto ieri, preventivamente, visto che i contenuti della delega sono ancora molto vaghi, gli apprezzamenti dei leader europei riuniti ieri a Milano. Angela Merkel ha parlato di una "iniziativa molto importante per l'Italia", ma a leggere più attentamente tra le dichiarazioni formali si coglie una preoccupazione crescente dei capi di governo per una crisi che non passa e per una crescita che rimane ancora molto incerta e una conseguente nuova impennata della disoccupazione.
Intanto, in Parlamento, la minoranza del Pd ha deciso di votare a favore rimandando la battaglia alla Camera, mentre lo strappo è troppo grave, per il civatiano Walter Tocci, che si è presentato al capogruppo Luigi Zanda annunciando: "Voto sì ma poi mi dimetto da senatore". Intanto, il ministro Poletti ha confermato che anche l’articolo 18 sarà affrontato in un secondo momento, ma verrà ridotto al minimo.
"Stanotte in Senato è andata molto bene. Mi sembra che stia crescendo il sostegno" al Governo "anche in Senato. Il margine è molto forte: 165 a 111. Sono molto contento del risultato numerico". Questo il commento del premier Matteo Renzi arrivato stamattina alla segreteria del Pd al Nazareno.
Giudizio negativo invece quello del segretario generale della Cgil Susanna Camusso, ribadito oggi in un intervista al Mattino dal titolo "Il lavoro si crea solo investendo di più". Nel Jobs Act, dice Camusso, "a parte qualche titolo, di cui vedremo lo svolgimento, mancano cose fondamentali. Manca l'idea della cancellazione delle forme di precariato e, al contrario, c'è un'idea di riduzione delle tutele dello Statuto dei lavoratori. Soprattutto, si vuol far passare un messaggio secondo cui il lavoro deve essere meno forte, mentre le leggi in materia servirebbero per dare ai lavoratori la forza di essere interlocutori paritari".
"Al governo chiedo che metta al centro il tema della creazione del lavoro e le forme per distribuirlo e gli investimenti e che elimini il precariato", dice Camusso, secondo cui "forse sarebbe ora di intervenire sulle pensioni che, con le modifiche della Fornero, hanno creato nuova disoccupazione. Mi aspetterei che tutte le risorse e le intenzioni vadano a definire la possibilita' di nuovo lavoro per il Paese".
Sul Tfr in busta paga, "sono soldi dei lavoratori e ci deve essere la loro volontarietà", osserva Camusso. "Devono essere salvaguardate le imprese perché non abbiano problemi di liquidità, dev'essere mantenuta la tassazione separata attuale e devono essere garantiti i fondi previdenziali visto che le pensioni in tante parti del lavoro sono già molto povere".